Da Damasco ad Aleppo, da Daraa a Deir Ezzor. Putin nel 2015 intervenne in Siria, a fianco del regime di Bashar Al Assad, e risultò decisivo per l’alleato che altrimenti sarebbe presumibilmente caduto dopo l’ondata delle proteste scoppiate in seno alle Primavere Arabe. Il Presidente della Russia raccoglie oggi i frutti rastrellando a destra e a manca sul territorio siriano combattenti disponibili a partire per l’Ucraina.

La campagna di reclutamento in Siria durerebbe da giorni, lo scrivono diversi media internazionali. Per poter aderire si affronta un iter di selezione gestito da una compagnia di sicurezza russa. Per La Repubblica si tratta del gruppo di mercenari Wagner, massicciamente usato da Mosca in scenari di conflitto negli ultimi anni, lo stesso che avrebbe provato a eliminare il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky in Ucraina secondo le rivelazioni di diversi media internazionali.

Gli uomini appartengono alle fazioni più disparate e sono attratti dagli stipendi offerti per combattere sul campo. L’occasione, in questo caso, porterebbe a cifre che arrivano a mille dollari al mese per una ferma indicativamente lunga tra i sei e i sette mesi. La selezione serve anche a evitare che volontari di diverse fazioni entrino nello stesso gruppo scatenando tensioni interne. La preferenza, in questa fase, va comunque ha chi dimostra esperienza per i combattimenti in contesto urbano – come il Reggimento 25, addestrato dagli spetsnaz, forze speciali, russi.

Fallito il progetto di guerra-lampo, il blitzkrieg lungo appena qualche giorno per prendere il Paese, le forze russe si preparano all’assedio delle città. Specialmente di Kiev, ancora non completamente circondata e sotto attacco. Ogni giorno che passa la morsa sembra comunque stringersi e i bombardamenti si verificano in quartieri sempre più centrali. La situazione si evolve sempre più verso uno scenario da guerriglia urbana.

I combattenti mediorientali non è detto che possano esprimersi al 100% delle loro potenzialità sul campo: e questo per le temperature freddissime, molto distanti dagli standard siriani, e per l’assoluta estraneità al territorio. Potrebbero diventare “carne da cannone” dei russi. Solo qualche giorno fa il Cremlino aveva sostenuto come fossero arrivati 400 uomini dalla Siria, e che 16mila volontari da vari Paesi del Medio Oriente fossero pronti a essere arruolati.

Mosca aveva accusato nei giorni scorsi Kiev di arruolare combattenti jihadisti. Certo i foreign fighters sono in arrivo da tutto il mondo, diversi, di diverse posizioni politiche, da una parte e dall’altra delle barricate. Alcuni, per esempio, si uniscono ai filo-russi del Donbass, altri al battaglione di Azov, gruppo di estrema destra inquadrato dopo il 2014 nella Guardia Nazionale. Kiev ha fatto sapere che sono circa 20mila i combattenti arrivati a contrastare l’invasione russa.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.