La notizia dell'Ap
È morta la donna incinta dell’ospedale di Mariupol, aveva perso il bambino dopo il bombardamento
Era stata fotografata in barella, trasportata da quattro uomini, all’esterno dell’ospedale n.3 di Mariupol bombardato e distrutto dall’esercito russo. È morta, la donna incinta che si teneva il ventre con le mani tra le macerie. La sua fotografia aveva fatto il giro del mondo, simbolo della guerra in Ucraina e dell’assedio di Mariupol. Dopo l’attacco il figlio era morto, e lei ai dottori aveva chiesto: “Uccidetemi ora!”. Non si conosce il suo nome.
La notizia della morte della donna è stata data da Associated Press, la stessa agenzia che aveva diffuso le immagini della donna scattate dal fotografo Evgeniy Maloletka, lo stesso fotografo che aveva scattato le foto di Marianna Podgurskaya, anche lei incinta e anche lei nell’ospedale della città assediata da giorni dai russi. Mosca aveva parlato di propaganda, di quest’ultima soprattutto, l’influencer, truccata e utilizzata per creare una messinscena. Le ambasciate russe di Regno Unito e Italia avevano avvallato la tesi, anche sostenendo che le due donne fossero la stessa persona. E invece la donna trasportata in barella è morta, Podgursakya è viva è ha dato alla luce una bambina. Twitter aveva rimosso, per violazione delle policy dei social network, i post delle ambasciate.
L’ambasciatore russo alle Nazioni Unite aveva insistito a definire quelle immagini fake news. La propaganda si è più volte contraddetta parlando prima di esercito e poi di terroristi: il ministro degli Esteri Sergej Lavrov aveva parlato dell’ospedale occupato dal battaglione Azov. L’attacco al nosocomio mercoledì 9 marzo. Le condizioni della donna erano apparse subito molto gravi: ferita all’anca e con una frattura al bacino. Il chirurgo che l’ha operata, Timur Marin, ha detto che dopo il taglio cesareo il bambino non mostrava più “segni di vita”.
Per 30 minuti i medici hanno provato a salvare la donna ma “senza risultati”. Il corpo è stato ritirato dal marito e dal padre: non finirà nelle fosse comuni scavate nella città affacciata sul mare d’Azov, dove manca l’elettricità, il cibo, l’acqua e il riscaldamento. Secondo le autorità locali sarebbero almeno 2.187 le persone morte dall’inizio dell’invasione russa. La città è un punto strategico: permetterebbe di collegare la Crimea occupata dalla Russia e le autoproclamate Repubbliche sedicenti del Donbass, riconosciute dal presidente russo Putin due giorni prima dell’invasione.
Gli amministratori locali avevano parlato la settimana scorsa di condizioni di assedio medievale: la neve usata per bere pur di sopravvivere e strutture civili distrutte. Fallite più volte le tregue per evacuare i civili tramite i corridoi umanitari. Kiev ha accusato Mosca di aprire il fuoco sulle persone in fuga. “Lo scenario peggiore – ha detto il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) – attende le centinaia di migliaia di civili intrappolati da pesanti combattimenti a Mariupol, a meno che le parti non raggiungano urgentemente un accordo umanitario concreto”.
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