Il grande assente
Carcere sicuro, per i detenuti due telefonate in più al mese: le misure “migliorative” di un decreto scritto male
Parlare del decreto legge denominato “Carcere sicuro” significa innanzitutto analizzare due questioni che sembrano marginali, ma non lo sono: la prima è come è scritto, la seconda se e come risponde alle aspettative delle persone detenute, che sono altissime perché c’è in tutti la consapevolezza che le istituzioni non stanno facendo il loro dovere nel garantire una carcerazione “costituzionale”.
Due telefonate in più al mese
Ma come è scritto il decreto? Facciamo un esempio concreto: per dire che ci saranno due (misere) telefonate in più al mese, non si dice che le telefonate passano da 4 a 6, ma si parla di “incremento del numero dei colloqui telefonici settimanali e mensili equiparando la relativa disciplina a quella di cui all’art. 37”. Bisogna essere esperti del linguaggio di certa burocrazia per capire che si equipara il numero delle telefonate al numero dei colloqui (art. 37 Regolamento di esecuzione O.P.), cioè 6 al mese!
Misure ‘migliorative’
La lettura poi della disciplina della liberazione anticipata richiede di essere un esperto giurista, che dovrebbe poter spiegare, per esempio alle persone detenute, qualcosa che assomiglia al nulla, ma un nulla complicatissimo per gli stessi magistrati di sorveglianza che lo dovranno applicare.
Quanto alle aspettative, erano e sono più che legittime, perché anche il cosiddetto “sconto di pena” in cui tutti sperano ma che non è stato concesso perché secondo il Governo sarebbe “una resa dello stato”, in realtà si configurerebbe solo come una compensazione alle violazioni continue della legge da parte delle istituzioni (un detenuto mi ha detto oggi: se io violo la legge pago, e non poco, possibile che lo Stato possa farlo impunemente?).
In questo decreto di misure migliorative c’è forse qualcosa che riguarda il reinserimento sociale delle persone detenute, ma dico forse perché l’istituzione dell’elenco delle strutture di reinserimento di cui si parla è ancora vago e inconsistente, e poi un incremento del personale di polizia penitenziaria e dirigenziale, per il resto lasciamo ai magistrati di sorveglianza l’analisi dei complicatissimi meccanismi che rischiano di rendere la liberazione anticipata ancor più difficile da conquistare.
Prevenire i sucidi
Sono altre le misure possibili per prevenire in qualche modo i suicidi, che poi sono tutte quelle misure in grado di rafforzare i legami famigliari e le relazioni, fra cui la liberalizzazione delle telefonate (con relativo ridimensionamento delle pene smisurate per chi utilizza telefoni cellulari non consentiti, anche se lo fa esclusivamente per chiamare la madre o i figli o la compagna), l’estensione al massimo dei colloqui famigliari e l’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale che permette finalmente anche nel nostro Paese i colloqui intimi.
Far fronte a questo stillicidio di suicidi è possibile anche mettendo mano ad alcune delle questioni più spinose della vita detentiva:
• La chiusura di molte sezioni, dovuta alla Circolare sulla media sicurezza, ha portato insofferenza, conflitti, rabbia, e ha posto fine a quella “attenzione reciproca” che si può esercitare se le persone non sono chiuse in cella, e hanno almeno da parte delle Istituzioni quella piccola prova di fiducia che è la possibilità di girare “liberi” negli spazi comuni
• Le procedure relative alle questioni disciplinari sono spesso inique e non consentono di fatto una difesa, e di frequente danno il via a conseguenze pesanti proprio per il rischio suicidi, come l’isolamento e i trasferimenti punitivi. Si dovrebbero affrontare questioni disciplinari e conflitti anche con l’intervento di mediatori esterni all’Istituzione
• L’ampliamento delle attività PROPRIO d’estate, quando il carcere è “morto” e la desertificazione affettiva di cui parla la Corte Costituzionale diventa desertificazione di tutte le relazioni e di tutte le attività
• Ripensare la presenza del personale dell’area educativa, riconsiderando la vecchia circolare che parlava di una loro più stabile presenza nelle sezioni.
Il carcere crea nuovi orfani
Il decreto “Carcere sicuro” con quelle due telefonate in più non propone davvero niente per far sentire le persone detenute ascoltate e per aiutarle a prendersi cura dei propri affetti. Questo è un carcere che di fatto azzera le relazioni umane, e crea nuovi “orfani”, come racconta nella sua testimonianza una persona detenuta che la vita da orfano l’ha conosciuta davvero, Jorge Martinez.
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