Cinquanta detenuti si sono tolti la vita da inizio anno. Cinquanta persone che si sono suicidati in carcere solo in sei mesi. Il dato è aggiornato al 5 luglio ed è stato diffuso dal Garante nazionale. Rispetto allo stesso periodo del 2022 e al 2023, si legge nel focus, i suicidi sono stati 16 in più. Una strage continua e silenziosa.

Suicidi in carcere, 38% era in attesa di giudizio

Il Garante ne descrive in maniera generale i profili. Dei 50 suicidi, 48 sono stati compiuti da uomini e due da donne, mentre “27 sono italiani e 23 stranieri, provenienti da 14 diversi paesi”. Il dato più significativo è un altro: tra i detenuti che si sono tolti la vita ben 19, cioè il 38%, erano in attesa di giudizio. E l’età media è di circa 39 anni.

L’Anm protesta sul dl carceri e il sovraffollamento

“Se oggi il l’emergenza è il sovraffollamento nelle carceri, ci sono 50 suicidi che è la prova più forte della drammaticità della questione, non trovo nessun tipo di risposta nel decreto. Ce ne potevano essere tante, non c’è nessun tipo di strumento che consenta uno sfoltimento del numero dei detenuti”. A dirlo è Giuseppe Santalucia, il presidente Anm che ha parlato a margine del Comitato direttivo centrale. “Il carcere così diventa criminogeno. Il carcere deve privare soltanto della libertà non degli altri diritti. Il detenuto quando sarà restituito, prima o poi alla società, porterà dentro di se quel carico aggiuntivo di sofferenza. Non tutti sono in grado di metabolizzare e qualcuno lo tradurrà in ulteriori commissioni di illeciti. Il carcere deve essere il luogo della rieducazione e risocializzazione, non il luogo della sofferenza” ha aggiunto Santalucia.

Redazione

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