Politica
Caso Sala, scatta puntuale la crociata forcaiola
Vogliono arrestare l’assessore all’urbanistica Giancarlo Tancredi e l’imprenditore Manfredi Catella. E altri quattro. E indagano Stefano Boeri, il genio del Bosco verticale. E il sindaco Beppe Sala già crocifisso dalle richieste di dimissioni. Ben consapevole del fatto che la sinistra sarebbe già in piazza vestita da partito grillino per aprire la Giunta come una scatola di tonno, se governasse il centrodestra, cosa che non succede da 15 anni.
Metropoli senza pace. Da quel “cielo cambiato” di Milano che con il sindaco Gabriele Albertini aveva segnato la svolta sullo sviluppo urbanistico e proiettato la città a grandi destini, e poi Letizia Moratti con la conquista dell’Expo, a “incontrollata espansione edilizia”, nelle parole del procuratore Marcello Viola, che sottintendono “illecita”. E con la Guardia di Finanza che nella giornata di ieri ha lavorato alacremente a perquisire e sequestrare, tra abitazioni e studi di archistar, ma anche negli uffici, centrali o decentrati, di Palazzo Marino. 14 progetti urbanistici messi sotto la lente dell’inchiesta, 21 indagati (15 persone e 6 società immobiliari), 6 richieste di custodia cautelare. E la città ferma nelle grandi opere, ma al contempo brulicante di lavori e lavoretti, con i cittadini sempre più imbufaliti per le strade strette e i marciapiedi larghi. E le “colate di cemento”, come dicono gli ambientalisti che ormai questo sindaco non lo amano più.
Lo schema della Procura, con la capofila Tiziana Siciliano e i sostituti Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, è sempre lo stesso, e ruota intorno ai colossali conflitti di interessi che avrebbero tenuto insieme i grandi immobiliaristi con gli architetti più famosi, quelli inseriti nella Commissione Paesaggio di Palazzo Marino, incaricata di dare il parere sull’approvazione dei progetti. Nelle prime fasi delle inchieste dei mesi scorsi, si parlava ancora di “interpretazioni” diverse delle leggi urbanistiche, tanto che in Parlamento diversi partiti avevano messo mano a un progetto di legge che aveva assunto il nome di “Salva Milano”, a intendere che fosse nell’interesse dei cittadini e non solo di alcuni di loro. Ma ancora non era spuntata la parola “corruzione” e tutti andavano dicendo che non ci si trovava di fronte, per fortuna, a una nuova “Mani Pulite”. Il punto centrale delle prime inchieste era di carattere economico e riguardava i mancati oneri di urbanizzazione, i più bassi d’Europa, che il Comune chiedeva agli imprenditori immobiliari, cui veniva consentito di costruire grattacieli ex novo con una semplice Scia, a indicare inizio lavori di sola ristrutturazione. Ma non si parlava di tangenti.
Oggi pare tutto cambiato, e siamo alle contestazioni dei reati di corruzione e falso. Si parla, nei provvedimenti con cui la Procura chiede all’ufficio del gip le misure cautelari, di una sorta di cricca composta da imprenditori e architetti che si vantavano di essere gli autori del vero Piano regolatore della città, un “Piano-ombra” che avrebbe scavalcato l’amministrazione di Palazzo Marino. Con la complicità dell’assessore Tancredi, il quale avrebbe in qualche modo garantito l’assenso del sindaco Sala, la cui notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati è emersa in mattinata. In realtà questi ultimi passaggi, come spesso succede in questo tipo di inchiesta, appaiono i più fragili. E per fortuna che il Parlamento ha approvato una norma procedurale, che il buon Travaglio ha ribattezzato come “buffa legge Nordio”, in base alla quale, prima della decisione sulle misure cautelari, il gip deve sentire gli indagati. Infatti le audizioni sono già state fissate per il 23 luglio.
Ma non si tratta di pochi episodi né di qualche caso isolato. È in discussione tutta l’attività urbanistica a partire almeno dal 2021, con opere prestigiose. Come la ristrutturazione del famoso Pirellino con la sua “torre botanica”, un piccolo grattacielo di 90 metri di altezza e 26 piani. Su questo, dice la Procura, l’assessore Tancredi avrebbe fatto proprie le richieste dell’architetto Boeri e del costruttore Catella, i quali “minacciavano la rottura delle relazioni” se la Commissione Paesaggio, che aveva bocciato il progetto, non fosse tornata sui suoi passi. Cosa che avvenne con l’aiuto del presidente Giuseppe Marinoni, proprio l’architetto nei cui confronti è stata chiesta la custodia cautelare in carcere per una corruzione basata sul conflitto di interessi. Come quella del suo collega Alessandro Scandurra. Tutti e due collaboravano sia con il Comune che dava le autorizzazioni sia con gli imprenditori che le chiedevano. Corruzione o disinvoltura?
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