L'instabilità
Cavi sottomarini danneggiati nel Mar Rosso, colpito il 25% del traffico internet tra Asia ed Europa: i ribelli Houthi i primi indiziati
L’instabilità nel Mar Rosso continua ad avere conseguenze. Se gli effetti degli attacchi ai mercantili da parte dei ribelli yemeniti Houthi hanno preso di mira soprattutto il traffico marittimo e il trasporto di merci, c’è un altro bersaglio, forse ancor di più importante, che potrebbe essere stato messo nel mirino: le telecomunicazioni e il traffico internet. Qualche giorno fa, infatti, sono stati danneggiati alcuni cavi sottomarini nel Mar Rosso, con inevitabili interruzioni nelle reti di telecomunicazioni mondiali. E i primi indiziati degli attacchi sono sempre loro, gli Houthi, nonostante i ribelli abbiano negato una loro responsabilità.
Cavi sottomarini danneggiati nel Mar Rosso, gli effetti sul traffico internet
Secondo la società di telecomunicazioni di Hong Kong HGC Global Communications, i cavi “tagliati” stanno causando interruzioni “significative” alle reti di comunicazione in Medio Oriente e non solo. Nella nota di HGC, poi citata dalla Cnn, si sottolinea come il 25% del traffico internet tra Asia ed Europa sia stato colpito, con i fornitori che ora sono costretti a trovare altre strade. La stessa società ha affermato di essere al lavoro per ridurre i disagi per i clienti, oltre a fornire assistenza alle aziende interessate.
Sono quattro i cavi danneggiati: l’Asia Africa Europe-1 (AAE-1), che tramite l’Egitto collega l’Asia orientale all’Europa, il Seacom Tata /TGN Eurasia, che unisce Europa, Asia e Africa, lo Europe India Gateway (EIG), tra sud Europa, Egitto, Arabia Saudita, Gibuti e India, e il Tata TGN-Gulf, che si snoda tra vari Paesi mediorientali.
Cavi sottomarini danneggiati nel Mar Rosso, l’attacco Houthi
Sono stati gli Houthi ad attaccare i cavi sottomarini, sulla falsariga dei raid sulle navi mercantili? Hanno veramente le tecnologie per colpire infrastrutture poggiate sui fondali marini? Sono invece altri gli attori in gioco che hanno sfruttato l’instabilità del mar Rosso? Tutte domande a cui oggi è difficile trovare risposta. Non si sa ancora con certezza chi sia stato a danneggiare i cavi sottomarini e soprattutto come siano stati colpiti. Anche se tutti gli indizi portano agli Houthi. Tra l’altro, solo qualche settimana fa il governo ufficiale dello Yemen aveva avvertito del potenziale rischio di un attacco ai cavi da parte dei ribelli appoggiati dall’Iran. Ma gli Houthi, tramite un loro leader Abdel Malek al-Houthi, avevano negato: “Non abbiamo intenzione di prendere di mira i cavi marittimi che forniscono Internet ai paesi della regione”.
In realtà, come riporta un’analisi del Centro Giuseppe Bono-Seacs, “già a dicembre, il canale Telegram della milizia Houthi aveva pubblicato una mappa delle reti via cavo per le comunicazioni marine nel Mar Mediterraneo, nel Mar Rosso, nel Mar Arabico e nel Golfo Persico, e l’ha accompagnata con una frase: ‘Ci sono mappe di cavi internazionali che collegano tutte le regioni del mondo attraverso il mare. Sembra che lo Yemen sia in una posizione strategica poiché le linee internet che passano vicino a esso collegano interi continenti, non solo Paesi'”. Un messaggio non casuale, che potrebbe essere stato visto da alcuni gruppi anche come un ordine: attaccare i cavi sottomarini. E già mesi fa, c’era chi metteva in allarme rispetto a questo scenario. La rivista Foreign Policy già a inizio febbraio ventilava l’ipotesi di un attacco da parte degli Houthi sotto il livello dell’acqua, avendo come obiettivo quello di tagliare i collegamenti finanziari e non solo tra l’Europa e l’Asia. Ora sembra che i ribelli dello Yemen siano passati ai fatti.
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