Antonio Fazio è stato un protagonista indiscusso della vita istituzionale italiana ed europea. Da Governatore della Banca d’Italia è stato tra i principali artefici del complesso percorso di unificazione monetaria che ha portato, non senza sofferenze per l’Italia, all’Euro. Dopo anni di silenzio, nei quali l’ex Governatore si è ritagliato per sua scelta un ruolo di studioso, esce ora per Treves L’inflazione in Germania nel 1918-1923 e la crisi mondiale del 1929. Il libro è stato presentato solo qualche giorno fa a Palazzo Altieri a Roma in un convegno che ha visto la partecipazione del Presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, del professore Giuseppe Di Taranto, dell’editorialista Angelo De Mattia, dell’Ad di Rete Ferroviaria Italiana, Vera Fiorani, di Roberto Tomasi, Ad Autostrade per l’Italia, e di Fabrizio Palenzona, presidente di Prelios.

Se il titolo rimanda a una ricostruzione storica ed economica, il parterre della presentazione ci dice, al contrario, dell’attualità del libro. Non si tratta, infatti, solo di una lunga e articolata ricerca su una precisa fase del Novecento che va dal ‘18 al ‘23 in Germania e che preannuncia la crisi mondiale del ‘29. In realtà è molto di più. È l’idea originale del suo autore di raccontare la storia della moneta anche ripercorrendo, in una lunga “Prefazione e Giustificazione Autobiografica”, parte della propria vita. Ma neanche questo basta a darne pienamente conto perché non si tratta né di un’autobiografia né di un libro di storia. Chi sa leggere tra le righe può trovare un’analisi di grande attualità che prova a indagare problemi all’ordine del giorno alla ricerca di soluzione da oltre vent’anni.

Una domanda su tutte: quale futuro per l’Euro e per l’Europa? Nel palcoscenico della politica le risposte quasi sempre strumentali si rincorrono quotidianamente ma quasi nessuno affronta il tema con la necessaria cautela e perizia di chi, come Fazio, ha grande dimestichezza e la cui capacità critica non è ideologicamente offuscata. L’autore, con grande sottigliezza, senza affrontare direttamente la questione fornisce una memoria storica e una “cassetta degli attrezzi” di grande utilità. Fazio parte da alcuni interrogativi apparentemente ingenui ma di grande complessità che nascono nella testa di un bambino nato ad Alvito, un piccolo centro vicino Frosinone, destinato a fare il geometra in una realtà agricola. Quel bambino che aveva dieci anni quando finiva la seconda guerra mondiale e per il quale la ricchezza era una cosa molto concreta – i campi e le case – si domandava come fosse possibile che un biglietto con la scritta “Banca d’Italia, Cinquecento lire pagabili a vista al portatore” e con due firme, una di un signore che aveva il titolo di Governatore e si chiamava Luigi Einaudi e un’altra di un Cassiere, comunque un semplice pezzo di carta, potesse valere quanto un appezzamento di terreno. E allora, «il signor Einaudi non potrebbe, a suo piacimento, arricchire gli italiani aumentando il numero di biglietti?».

Evidentemente non era così facile. Ma capire il perché non è altrettanto evidente e immediato. Questi interrogativi hanno segnato l’intera vita di quel bambino che, divenuto Governatore, è finito a firmarli lui quei biglietti. Il suo percorso, nei quarant’anni che seguirono quelle prime ingenue domande, è lungo e quando, all’inizio degli anni ’80, ha chiara l’origine della moneta e con questa consapevolezza affronta da Governatore lo «scontro finale con l’inflazione» gli resta ancora insoddisfatta la «curiosità su cosa fosse la moneta, sulla sua essenza, come si integrasse una moneta di carta nell’equilibrio generale walrasiano». Uscito da via Nazionale non abbandona il suo interesse né per la politica monetaria né per le sorti del Paese così, da un diverso punto di vista, continua a studiare concentrandosi sulle analogie tra la “Grande Recessione”, la crisi iniziata nel 2008, e l’altra Grande Recessione Mondiale, quella iniziata nel ‘29 con una ricostruzione puntuale di ciò che è accaduto in quegli anni nelle quattro grandi economie occidentali Germania, Regno Unito, Francia e Stati Uniti e di come la caduta congiunturale del 1929 si tramuta in una lunga depressione, con conseguenze drammatiche che portarono la Germania nelle braccia del Nazismo.

Historia Magistra Vitae? Oggi in Europa bisogna essere attenti a non ripetere gli errori del passato. Per questo, superata l’emergenza sanitaria e ristabilita una situazione di normalità, è necessario che torni a esserci una politica economica perché, se la stabilità dei prezzi è garantita dalla politica monetaria, c’è un altro obiettivo, ancora più importante, che bisogna rimettere al centro: l’occupazione. Sono poi urgenti interventi strutturali che puntino alla competitività della nostra economia in Europa, che affrontino il problema del costo del lavoro e della differenziazione dei salari, che ripropongano la questione della collaborazione dei lavoratori nella gestione delle aziende come previsto dall’articolo 46 della Costituzione. Ma serve anche ridiscutere il ruolo della Commissione Europea affinché ritrovi, nella sua originaria formulazione, quella sussidiarietà perduta per strada. Insomma, la crisi del 1929 è lì a insegnarcelo e il predecessore di Mario Draghi e Ignazio Visco a Palazzo Koch ce lo ricorda: nessuna politica monetaria è autonoma o può supplire alla politica economica. Bisogna puntare alla piena occupazione non dimenticando che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro e non sulla moneta. Ognuno deve fare la propria parte.