“Il 16 aprile la Dama SpA si aggiudica, senza gara, una fornitura di camici alla Regione Lombardia – tramite Aria, l’agenzia regionale pubblica degli acquisti – per 513mila euro. La Dama spa, che produce il noto marchio Paul&Shark, appartiene per il 10%, tramite la DIVADUE srl, alla moglie di Attilio Fontana, Roberta Dini. Il resto delle quote fa riferimento, tramite una fiduciaria svizzera, al fratello: Andrea Dini”. Così Il Fatto Quotidiano ha anticipato nei giorni scorsi l’inchiesta di Report che andrà in onda questa sera sulla fornitura di camici per i medici lombardi, avvenuta nel pieno dell’emergenza Covid-19.

Un articolo che ha scatenato la reazione del governatore Fontana, che ha querelato il giornale diretto da Marco Travaglio, che si è detto “estraneo alla vicenda”, diffidando la trasmissione condotta da Sigifrido Ranucci dal mandare in onda il servizio realizzato da Giorgio Mottola. La Regione Lombardia, dopo l’anticipazione dell’inchiesta  di Report, aveva infatti chiarito che “della vicenda il presidente non era a conoscenza. Sapeva che diverse aziende, fra cui la Dama Spa, avevano dato disponibilità a collaborare con la Regione per reperire con urgenza Dpi in particolare mascherine e camici per strutture sanitarie”.

Al centro della vicenda c’è quindi Roberta Dini, tirata in ballo da Report per il suo 10% di quote della società Dama SpA. Attualmente la moglie del presidente della Regione Lombardia non è più ai vertici dell’azienda, fondata come scrive ‘Il Foglio’ negli anni ’20 da Gian Ludovico Dini. La svolta arriva nel 1975 quando la famiglia Dini fonda Paul & Shark, marchio dell’abbigliamento di lusso. Roberta Dini è la seconda moglie di Fontana, che in precedenza era già stato legato all’ex moglie Laura Castelli.

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