La sentenza per la sindaca di Torino e altri 4 imputati: condanna a un anno e sei mesi
Chiara Appendino condannata per la tragedia di piazza San Carlo: “Non potevo prevedere, pago gesto folle ragazzi”
Un anno e sei mesi con sospensione condizionale della pena. Questa la sentenza di primo grado, con rito abbreviato, emessa dal Gup Maria Francesca Abenavoli per la sindaca di Torino Chiara Appendino e per altri quattro imputati nel processo per i fatti accaduti il 3 giugno 2017 in piazza San Carlo durante la finale di Champions League, persa dalla Juventus con il Real Madrid, dove successivamente morirono due persone e ci furono oltre 1500 feriti.
Appendino insieme all’ex capo di gabinetto del Comune Paolo Giordana, l’allora questore Angelo Sanna, l’architetto Enrico Bertoletti e l’ex presidente dell’Agenzia Turismo Torino, Maurizio Montagnese, deve rispondere di disastro, omicidio e lesioni colpose. Un sesto imputato, Danilo Bessone, esponente di Turismo Torino, ha chiesto e ottenuto di patteggiare un anno e sei mesi. Per la sindaca di Torino la Procura aveva chiesto un anno e 8 mesi, due anni per Giordana, un anno e sette mesi per Montagnese e 3 anni e sei mesi per Bertoletti.
“È una decisione che accetto e rispetto, anche per il ruolo che rivesto ma non posso non nascondere una certa amarezza perché c’è un sindaco che paga per un gesto folle di alcuni ragazzi che sono stati già condannati anche in Appello”. Così, in un lungo post su Facebook, commenta Chiara Appendino. “La tesi dell’accusa, oggi validata in primo grado dalla Giudice, è che avrei dovuto prevedere quanto poi accaduto e, di conseguenza, annullare la proiezione della partita in piazza. È una tesi dalla quale mi sono difesa in primo grado e che, dopo aver letto le motivazioni della sentenza con i miei legali, cercherò di ribaltare in Appello perché è evidente che, se avessi avuto gli elementi necessari per prevedere ciò che sarebbe successo, l’avrei fatto. Ma così non fu e, purtroppo, il resto è cronaca”, aggiunge.
“Quello che è accaduto quel giorno – prosegue – è un dolore che porto con me, che porterò sempre, lo porto io, lo porta la città, lo porta la comunità, quindi le questioni processuali non incidono sul lato personale – ha aggiunto – detto ciò attendiamo le motivazioni ma sicuramente procederemo con l’appello”.
LA TRAGEDIA – Durante la proiezione della finale di Champions League in piazza San Carlo si scatenò il panico quando, come ricostruito dagli inquirenti, alcuni rapinatori spruzzarono dello spray al peperoncino tra la folla, provocando un fuggi fuggi generale. Numerosi i feriti, la più grave, Erika Pioletti, 38 anni, morirà in ospedale dopo dodici giorni di agonia. La seconda vittima è la 65enne Marisa Amato, rimasta paralizzata e morta il 25 gennaio 2019. Altri nove imputati, che a titolo diverso presero parte all’organizzazione dell’evento, hanno scelto invece il rito ordinario, con il processo che è tuttora in corso.
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