Avrebbe informato alcuni imprenditori dei procedimenti penali riguardanti abusi edilizi in cui risultavano coinvolti e che lui stesso conduceva. E’ questa l’accusa nei confronti dell’ex sostituto procuratore di Salerno Roberto Penna, finito agli arresti domiciliari insieme alla compagna avvocato e a tre imprenditori. A dicembre 2021 è stato trasferito, dal plenum del Csm, a Roma come magistrato di sorveglianza.

A emettere l’ordinanza il gip del Tribunale di Napoli al termine delle indagini condotte dal Ros (Raggruppamento Operativo Speciale) dei Carabinieri e coordinate dalla procura di Napoli guidata da Giovanni Melillo. Oltre al magistrato Perna, sono stati sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari Maria Gabriella Gallevi, avvocato del Foro di Salerno e gli imprenditori Francesco Vorro, Umberto Inverso e Fabrizio Lisi (ex generale della guardia di finanza).

I cinque indagati sono gravemente indiziati dei reati di corruzione per l’esercizio delle funzioni, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità.

Le indagini sono partite giusto un anno fa, a gennaio 2021. Perquisizioni sono state effettuate dai Ros a metà luglio dello scorso anno. Sotto i riflettori, incontri del pm con gli imprenditori. Penna – così come riporta l’agenzia Agi – ha sempre mostrato disponibilità attraverso il suo legale a collaborare con gli inquirenti.

Tutte le persone coinvolte avranno modo di replicare alle accuse e di dimostrare eventualmente la piena correttezza della propria condotta.

Penna ha rappresentato la pubblica accusa nel processo che vede imputato l’ex procuratore generale della Corte di Appello di Catanzaro, Otello Lupacchini (trasferito a Torino dopo il provvedimento disciplinare del Csm per le parole contro il capo della procura Nicola Gratteri), indagato per falso ed errore determinato dall’altrui inganno. Secondo l’accusa sostenuta da Penna, Lupacchini avrebbe mentito per ottenere il potenziamento della propria scorta fornendo informazioni false al Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di Catanzaro.

 

 

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