La Russia torna ad agitare la campagna elettorale a poco più di dieci giorni dal ritorno al voto. Questa volta però l’andamento del conflitto in Ucraina non c’entra: a tirare in ballo Mosca è infatti il suo ‘nemico’ dall’altra parte dell’oceano, ovvero gli Stati Uniti.

Tutta colpa della mossa inusuale del Dipartimento di Stato americano, l’equivalente del nostro ministero degli Esteri, di rendere noto un cable inviato dal segretario di Stato Antony Blinken il 12 settembre a 24 ambasciate e consolati Usa all’estero, molti dei quali in Europa, Africa e Asia del sud, manifestando le preoccupazioni americane sui trasferimento sin dal 2014 (anno di occupazione della Crimea) di denaro da parte russa a partiti politici, dirigenti e politici stranieri di oltre una ventina di Paesi. 

Un modo per esercitare il suo ‘soft power’ dietro lo stanziamento di oltre 300 milioni di dollari,  “cifre minime” rispetto a quelle che probabilmente Mosca ha speso in questa attività, ha rivelato un alto funzionario dell’amministrazione Biden.

In quali tasche sono finiti questi soldi? Per il momento la notizia resta avvolta nel mistero, così come non sono noti i Paesi interessati dai finanziamenti russi. Al momento il governo italiano guidato da Mario Draghi ha fatto sapere di non essere stato contattato. 

Notizie che si inseriscono in inchieste già iniziate almeno 7-8 anni fa dall’intelligence americana, sul filone delle indagini sulle manovre del Cremlino per influenza la campagna elettorale Usa del 2016, con la cospirazione di Mosca per danneggiare Hillary Clinton e favorire Donald Trump.

Una notizia che si inserisce come una bomba nella già accesa campagna elettorale. I primi a reagire sono Matteo Salvini e la Lega, anche per il precedente noto dell’accordo di cooperazione siglato nel 2017 tra il Carroccio e Russia Unita, il partito di Vladimir Putin. “L’unica certezza è che a incassare denaro dal Cremlino è stato prima il Partito Comunista Italiano e in epoca recente La Repubblica che per anni ha allegato la rivista Russia Oggi . La Lega ha dato mandato ai propri legali di querelare chiunque citi impropriamente il partito e Matteo Salvini come è già accaduto in alcuni contesti televisivi con particolare riferimento al sindaco del Pd Matteo Ricci. Non saranno più tollerate falsità e insinuazioni: ora basta”, scrive in una nota il partito di Salvini per tentare di fermare sul nascere la polemica.

Di altro tono sono invece le parole di Guido Crosetto, co-fondatore di Fratelli d’Italia: “Dicono che la Russia abbia finanziato partiti in 20 nazioni, dal 2014, con oltre 300 milioni di dollari. La cosa non mi stupisce perché c’era una tradizione antica da parte loro. Però vorrei sapere i nomi, se esistono, di eventuali beneficiati italiani. Perché è alto tradimento”, scrive su Twitter.

Auspica invece l’intervento del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, il Partito Democratico. “Si deve fare chiarezza prima del voto, intervenga subito il Comitato parlamentare: è fondamentale che l’opinione pubblica sappia se ci sono partiti politici che hanno preso posizioni di sostegno alla Russia perché sono stati pagati dalla Russia stessa in tutta questa operazione”, l’appello di Enrico Letta.

Il presidente Copasir: “Partiti italiani non hanno preso soldi russi”

A tentare di rassicurare è proprio il presidente del Copasir tirato in ballo dai partiti, Adolfo Urso. Per il parlamentare di Fratelli d’Italia infatti i partiti italiani non hanno preso soldi dalla Russia.

Al momento non esistono notizie che riguardano il nostro Paese in questo dossier” ha riferito Urso, commentando ad “Agora’” su Rai 3 la rivelazione dei servizi segreti americani. “Mi sono confrontato con il sottosegretario con delega ai servizi segreti, Franco Gabrielli“, ha spiegato D’Urso in collegamento da Washington, “al momento al governo è stato escluso che l’Italia compaia in questo dossier“.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia