Ha raccontato di essere stato accolto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, quello passato alle cronache per la mattanza del 6 aprile 2020 con ben 300 poliziotti protagonisti, con venti giorni di ‘botte‘ perché veniva dal penitenziario di Velletri dove c’erano state a inizio marzo rivolte che non lo videro però protagonista. E’ la testimonianza nell’ambito del processo che si sta celebrando nell’aula bunker annessa al carcere casertano di Fakhri Marouane, che ‘vanta’ il primato di essere stato probabilmente il primo detenuto punito “in modo esemplare” a Santa Maria Capua Vetere per le proteste anti-Covid che tra marzo e aprile 2023 scoppiarono un po’ in tutte le carceri italiane, facendo registrare anche dei morti.

Arrivano le prime richieste di condanna per gli agenti di polizia penitenziaria imputati nel processo relativo all’orribile mattanza immortalata dalle telecamere presenti nel carcere casertano. La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha chiesto sei anni di reclusione per l’agente Angelo Di Costanzo e tre anni e otto mesi per l’agente Vittorio Vinciguerra, imputati per i reati di lesioni, abuso di autorità e tortura; per Vinciguerra la tortura è stata contestata in relazione ad un episodio avvenuto il 10 marzo 2020, ovvero quasi un mese prima dei pestaggi.

I due agenti sono stati gli unici a scegliere il rito abbreviato (che comporta uno sconto di pena in caso di condanna ma non consente l’acquisizione di nuove prove). Gli altri 105 imputati tra agenti, funzionari del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e medici dell’Asl hanno invece scelto il rito ordinario nel processo la cui prossima udienza è fissata per l’8 marzo. Contro i due agenti si sono costituite come parti civili decine di detenuti vittime dei pestaggi; e come nel processo ordinario, anche per questo abbreviato il Ministero di Grazia e Giustizia compare nella doppia veste di parte civile, legittimato dunque a chiedere un risarcimento ai due agenti, e di responsabile civile, che in teoria potrebbe essere chiamato a risarcire alle altre parti civili i danni nel caso in cui i due poliziotti, suoi dipendenti, non avessero le risorse per pagare dopo l’eventuale condanna.

Fakhri, difeso dall’avvocato Luca Marziale, oggi ha 30 anni e dopo il trasferimento nel carcere di Pescara ha fatto un percorso rieducativo diplomandosi e ottenendo la semilibertà. All’epoca però era considerato un violento dai poliziotti sammaritani che, stando al suo racconto riportato dall’agenzia Ansa, gli riservarono un comitato di benvenuto tutt’altro che pacifico. Violenze che ha riferito di aver subito dal 10 marzo al 6 aprile. Al giudice per l’udienza preliminare Pasquale D’Angelo ha raccontato di essere stato pestato per venti giorni, fino al sei aprile, quando finì nella mattanza e lo si vede dalle immagini delle telecamere interne mentre viene fatto inginocchiare e picchiato.

Redazione

Autore