Carcere di Santa Maria Capua Vetere, tristemente noto anche come carcere della mattanza. Sono stati riammessi in servizio otto agenti di Polizia Penitenziaria tra quelli sospesi per le violenze del 6 aprile 2020 avvenute per sedare delle proteste dei detenuti nel carcere. Si tratterebbe di poliziotti di S.M.C. e Secondigliano, ai quali è stato chiesto di scegliere una nuova sede tra Carinola, Avellino e Salerno per evitare di alimentare nuovamente le tensioni all’interno del carcere in provincia di Caserta.

Una violenza inaudita raccontata dai video delle telecamere di sorveglianza, una crudeltà degna del peggiore film sulla prigione di Alcatraz quella andata in scena nell’aprile del 2020 e sulla quale la magistratura deve ancora fare luce e accertare le responsabilità di chi partecipò al pestaggio dei detenuti, ma anche di chi sapeva e non disse niente. Aldo Di Giacomo, segretario generale Segretario generale del Sindacato di Polizia commenta così all’Adnkronos la notizia del rientro in servizio di otto degli agenti di Polizia Penitenziaria. “Tutti gli agenti reintegrati in servizio sono persone che alle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere non hanno preso parte in alcun modo. Nessun detenuto li ha riconosciuti, nessuna telecamera li ha ripresi. Il principio della non colpevolezza deve essere valido per tutti, questi poliziotti sono stati sospesi, con lo stipendio ridotto, senza mai nemmeno una condanna. Ora, auspichiamo che anche negli altri casi si provveda al rientro in servizio, fermo restando che chi ha sbagliato deve pagare”.

Nel frattempo, Il 16 dicembre 2021 nell’aula bunker del tribunale di S.M.C. ebbero inizio le fasi preliminari del processo che vede alla sbarra ben 108 imputati con accuse gravissime: tortura, uso di autorità, al depistaggio, alla cooperazione di omicidio colposo, a lesioni, falso. Tra questi, 52 imputati erano anche stati raggiunti da misure cautelari, tra i quali anche il provveditore dell’amministrazione penitenziaria campana. A novembre di quest’anno, invece, è iniziato il si processo dinanzi alla corte d’Assise del tribunale sammaritano a carico di 105 persone. Un processo ancora da scrivere, a essere già stata scritta invece è stata una delle pagine più tristi e gravi della storia di questo Paese.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Affascinata dal potere delle parole ha deciso, non senza incidenti di percorso, che sarebbero diventate il suo lavoro. Segue con interesse i cambiamenti della città e i suoi protagonisti.