La vergogna dietro le sbarre è la disumanità
Rissa tra 40 detenuti nel carcere della mattanza, la penitenziaria ci ricasca e carica… i numeri
Nessuna apocalisse. I 40 detenuti, protagonisti della rissa avvenuta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, sarebbero stati in realtà in tre-quattro. Emilio Fattorello, Segretario regionale del Sindacato autonomo della polizia penitenziaria (Sappe), ha dichiarato ieri che «era scoppiata una rissa che ha coinvolto quasi la totalità dei ristretti della IV Sezione del reparto Nilo (quello della “prima accoglienza”, purtroppo diventato “famoso” per la mattanza del 2020, ndr) che si sono serviti di oggetti contundenti come i piedi dei tavolini per scontrarsi».
Pare invece che ci sia stato soltanto un acceso litigio tra poche persone al termine dell’ora d’aria. I motivi sono sconosciuti, i fatti accaduti sono purtroppo la normalità. «D’estate il carcere è una polveriera – ha spiegato a Il Riformista Emanuela Belcuore, Garante dei diritti dei detenuti per la provincia di Caserta – nel penitenziario le condizioni di vivibilità sono al limite a causa del caldo, della mancanza di acqua, del sovraffollamento e dei casi di covid». A Santa Maria il personale della Polizia penitenziaria è in sotto organico e lavora in estrema difficoltà. Per 900 detenuti ci sono soltanto una psicologa fissa ed uno mobile. Il personale sanitario e quello degli educatori è ridotto all’osso. Questo causa anche lo stop delle varie attività trattamentali.
Non ci sono mediatori per i detenuti stranieri e molti reclusi con patologie psichiche sono costretti a convivere con tutti gli altri e viceversa. «Di positivo – ha affermato la Belcuore – ci sono l’estremo impegno della Direttrice Donatella Rotundo e l’azione dei magistrati di Sorveglianza che nell’ultimo periodo si sono attivati per affievolire la piaga del sovraffollamento, facendo uscire dal carcere detenuti che possono scontare la pena in modo alternativo». Un pizzico di umanità in queste celle infernali e degradanti.
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