L’“orribile mattanza”, come l’ha definita il giudice delle indagini preliminari, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere è un terremoto che sconvolge lo stato di diritto, il sistema delle carceri e la Repubblica italiana. “Non posso ripensarci, vado al manicomio – ha raccontato un ex detenuto all’AnsaSecondo me erano drogati, erano tutti con i manganelli, anche la direttrice“. Vincenzo Cacace, ex recluso in sedia a rotelle, ha ricordato il pestaggio, le umiliazioni, le violenze che nell’aprile 2020 si sono consumate nell’Istituto di Pena nel casertano. La direttrice del carcere di Santa Maria Capua Vetere è Elisabetta Palmieri.

Di origini aversane, quindi casertana, Palmieri è direttrice dal 2017. Prima di diventare direttrice dell’Istituto di Pena era stata direttrice dell’OPG di Aversa, vice direttrice delle carceri di Belluno, Carinola e Udine e docente presso la scuola Allieva Agenti. Non risulta essere indagata, quindi le parole dell’ex detenuto sono tutte da dimostrare – e si è difesa dicendo di essere stata “assente per tre mesi per motivi di salute” in occasione dei fatti e che “nei giorni precedenti i detenuti in rivolta si erano impadroniti di alcune sezioni. L’iter processuale è all’inizio. C’è stata l’accusa, adesso c’è la difesa”. Il ministero della Giustizia ha comunicato ieri la sospensione dal servizio dei 52 indagati destinatari di misure cautelari di vario tipo. Al vaglio la posizione degli altri indagati, in tutto sono 117. Le accuse sono di reati tortura, maltrattamenti, depistaggio e falso. La ministra della Giustizia Marta Cartabia ha parlato di “oltraggio alla divisa” e “tradimento della Costituzione”.

Il caso è definitivamente esploso dopo le ordinanze di lunedì scorso e dopo le immagini delle telecamere di video-sorveglianza pubblicate dal quotidiano Domani. Un tentativo di ritardare o impedire l’acquisizione di quelle immagini si era verificata tra l’altro l’11 aprile 2020 da parte degli agenti della polizia penitenziaria. Due degli impianti erano inoltri inefficienti o oscurati. “Sono stato il primo ad essere tirato fuori dalla cella insieme con il mio piantone perché sono sulla sedia a rotelle. Ci hanno massacrato, hanno ammazzato un ragazzo. Hanno abusato di un detenuto con un manganello. Mi hanno distrutto, mentalmente mi hanno ucciso. Volevano farci perdere la dignità ma l’abbiamo mantenuta. Sono loro i malavitosi perché vogliono comandare in carcere. Noi dobbiamo pagare, è giusto ma non dobbiamo pagare con la nostra vita. Voglio denunciarli perché voglio i danni morali”.

Le immagini restituiscono la brutale aggressione ai danni dei reclusi, per oltre quattro ore, nel pomeriggio del 6 aprile. Il contesto era quello delle carceri in rivolta. Proteste anche violente in tutto il Paese per via delle restrizioni anti-coronavirus imposte anche negli Istituti di Pena. 13 i morti, tutti detenuti, tutti per overdose di farmaci recuperati, secondo la versione ufficiale, dagli stessi reclusi nelle farmacie delle carceri fuori controllo. A Santa Maria Capua Vetere l’operazione era stata definita come una “perquisizione straordinaria”.

Dell’operazione era informato anche Francesco Basentini, allora direttore del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria, non indagato. “Hai fatto benissimo”, avrebbe riferito secondo Domani al provveditore delle carceri della Campania Antonio Fullone, sotto inchiesta anche per depistaggio, che informava il direttore della perquisizione ma non delle violenze. Nessun commento di Basentini. “Li abbattiamo come vitelli”, “domate il bestiame”, “chiave e piccone” le parole degli agenti emerse dalle chat.

La ministra Cartabia ha chiesto approfondimenti sull’intera catena di informazioni e responsabilità e un rapporto ad ampio raggio anche sugli altri Istituti. Il Dap, sempre per conto della ministra, sta organizzando un incontro con tutti gli 11 provveditori regionali. I video pubblicati da Domani riprendono i dettagli denunciati in questi mesi e scritti dal gip nell’ordinanza: manganellate, calci, detenuti faccia al muro e costretti a inginocchiarsi, corridoi umani con botte e spintoni. Le ultime immagini pubblicate inquadrano i detenuti che scendono le scale, con le mani dietro la testa, colpiti da calci e pugni, manganellate, schiaffi. L’ultima scena racconta anche quanto subito dai detenuti nelle aree non coperte dalle telecamere, come le celle, con un detenuto massacrato di botte e dalla schiena sanguinante per i colpi ricevuti. Presto partiranno gli interrogatori di garanzia per gli arrestati.

La direttrice accusata di pestaggi: “Non ero presente, ero malata: querelo tutti”

Elisabetta Palmieri, direttrice del carcere di Santa Maria Capua Vetere, smentisce di aver partecipato ai pestaggi (accusa partita da un detenuto in carrozzella) minacciando di querelare tutti: “Sono stata assente per tre mesi per motivi di salute” ha spiegato ai giornalisti all’esterno del carcere. Quanto all’ accaduto, la direttrice definisce “agghiaccianti e ingiustificabili” le violenze, ma contestualizza l’episodio: “C’era stata comunque una protesta molto forte il giorno precedente da parte dei detenuti al primo caso Covid, con la presa di possesso di alcune sezioni. Ma questo non giustifica la violenza”. Sulle presunte accuse di foto false e depistaggio: “Questo è tutto da provare. Ora sono state disposte le misure cautelari, toccherà adesso alla difesa”.

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