Una “perquisizione” che nel giro di pochi minuti diventa pestaggio violento, una mattanza ai danni dei detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere che le immagini delle telecamere pubblicate da Domani cristallizzano negli occhi e nell’animo. Una follia che gli agenti della penitenziaria colpiti dalle misure cautelari, per il momento, tentennano a raccontare davanti ai giudici.

Nel primo giorno di interrogatori di garanzia, sostenuti dal giudice Sergio Enea, dinanzi anche al procuratore aggiunto Milita ed ai pm Pannone e Pinto sono stati ascoltati i primi 9 agenti. Poche le dichiarazioni emerse come riporta Repubblica, molti hanno preferito tacere o attribuire responsabilità ai superiori.

“Sono volati schiaffi, sberle, sì qualcuna l’ho data anche io, abbiamo sbagliato”, dice uno degli agenti interrogati. “Io – dice un altro al gip – sono l’ultimo anello della catena, le modalità di intervento sono state decise dai miei superiori”. Qualcuno tra gli agenti interrogati ha detto che i detenuti che li accusano hanno motivi di risentimento nei loro confronti. Per gli agenti quell’azione straordinaria era stata decisa da altri e non c’è stato nessun uso sproporzionato della forza.

Ed è questa anche la difesa dei sindacati della penitenziaria. Il segretario generale del sindacato degli agenti della penitenziaria Spp, Aldo di Giacomo, si è detto certo “che il 6 aprile 2020 non vi fu alcun uso sproporzionato della forza, e che il tribunale del riesame ristabilirà la verità”.

Anche il sindacato Osapp ha espresso preoccupazione per la “campagna mediatica contro gli agenti, con tanto di nomi e cognomi pubblicati sui quotidiani”. Contro la “gogna mediatica” il Sappe, che ha annunciato esposti al Garante della privacy e all’Ordine dei giornalisti.

Smarrimento e disillusione: sono i sentimenti diffusi tra gli agenti penitenziari del carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), dopo gli arresti di 52 colleghi, ora sospesi, in servizio all’epoca proprio all’istituto casertano, coinvolti nell’indagine sui pestaggi sui detenuti nell’aprile del 2020. “È come se avessimo contratto una malattia grave – spiega un agente a Tg Com 24 – ci sentiamo smarriti, sofferenti, senza sapere cosa ci può capitare”.

“Durante la perquisizione del 6 aprile 2020 – continua l’agente – ci sono state sicuramente delle esagerazioni, ma il tutto va letto nel contesto di un periodo in cui c’erano rivolte in tutte le carceri italiane, penso a Foggia; e proprio a Santa Maria Capua Vetere furono trasferiti i detenuti protagonisti di quelle rivolte. Ci siamo trovati a fronteggiare una situazione esplosiva, con detenuti molto aggressivi che volevano prendere il sopravvento. Ricordo che noi, rispetti ai detenuti, siamo in minoranza”.

Intanto nel pomeriggio Matteo Salvini andrà al carcere di Santa Maria Capua Vetere per portare la sua solidarietà agli agenti penitenziari.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.