Sarebbe uscito dal carcere a ottobre. Ancora pochi mesi e la pena scontata gli avrebbe consentito di ritrovare la libertà, comunque di lasciarsi alle spalle la vita dietro le sbarre. Invece è morto, stroncato da un malore dopo una colluttazione con agenti penitenziari, pare. Ma come? La Procura ha deciso di aprire un fascicolo su quanto accaduto ieri nel carcere di Salerno, di indagare sulla morte di Vittorio, originario di Aversa, deceduto all’ospedale Ruggi d’Aragona dove era stato portato d’urgenza, come estremo tentativo.

Saranno acquisiti atti, ascoltati testimoni, visionati i filmati delle telecamere di videosorveglianza, ricostruite le ultime ore in cella del detenuto e degli agenti che hanno avuto contatti con lui, a partire dai due agenti che, secondo le primissime notizie circolate subito il decesso del recluso, avrebbero riportato ferite a loro volta. Si mette in moto la macchina investigativa, e di nuovo i riflettori si accendono sull’interno del carcere. Per certi versi, un déjà-vu. Come non ricordare il caso Santa Maria Capua Vetere, le tensioni sfociate nel pestaggio passato alla storia come una terribile mattanza… Cosa è accaduto nel carcere di Salerno? È presto per avere risposte definitive, per arrivare a conclusioni. Bisognerà aspettare i risultati delle indagini e quelli dell’autopsia che sarà eseguita sul corpo del detenuto. Per il momento quel che è certo è che si muore ancora di carcere in carcere. Che c’è un nuovo nome nell’elenco delle vittime di questo sistema penitenziario che stritola vite, mortifica diritti, scatena tensioni, genera violenza. La notizia che la Procura ha deciso di aprire un fascicolo fa pensare che questa storia sarà passata ai raggi X.

Il garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello lo conferma. «Subito è stato inviato il pm per verificare come sono andate le cose», afferma Ciambriello precisando che «sicuramente l’autopsia chiarirà le cause della morte del giovane. Sono grato anche alla direttrice del carcere per avere subito messo a disposizione del magistrato le immagini delle telecamere. Il riscontro delle dichiarazioni degli altri detenuti della stessa sezione, le immagini e l’autopsia sicuramente chiariranno come e perché è morto Vittorio». La direzione dell’istituto penitenziario salernitano di Fuorni – fa ancora sapere il garante dei detenuti – «ha prontamente informato i familiari del detenuto e il suo avvocato». «A me – spiega il garante – è stato riferito che il detenuto si è sentito male durante una colluttazione. Mi risulta, poi, da altre informazioni, che è intervenuto un medico del carcere con un defibrillatore ma per la gravità delle condizioni è stato chiesto l’intervento del 118».

«Vittorio – aggiunge Ciambriello – sarebbe uscito nell’ottobre 2022. Era stato ricoverato un paio di volte nell’articolazione psichiatrica del carcere di Fuori ma poi era stato dimesso e l’episodio appena accaduto è avvenuto in una sezione ordinaria, la sesta, in una cella che Vittorio condivideva con un altro detenuto». Una storia, un dramma. Si parla di colluttazione. Ma come è avvenuta? Perché? Due agenti dicono di essere stati aggrediti: uno si trova in ospedale, un altro è stato medicato. Agli inquirenti il compito di tirare le fila, ricostruire la dinamica, ristabilire la verità su quest’altra triste pagina della storia penitenziaria delle carceri campane. Sullo sfondo il nodo irrisolto della gestione dei detenuti con problemi di salute mentale e della sofferenza che diventa una condanna aggiuntiva di fronte alle lacune del sistema e alla mancanza di una assistenza adeguata.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).