Oltre due anni a ‘pendere’ dalle labbra, o meglio dalle veline, arrivate da Palazzo Chigi e dal Movimento 5 Stelle azionista di maggioranza dei due esecutivi a guida Giuseppe Conte, ma rapidissimi a scaricare l’avvocato pugliese, il suo staff e il Movimento 5 Stelle.

La stampa italiana conferma in queste ore l’innata capacità di correre dietro il potente di turno, che sia Conte, Salvini o Draghi, e di scaricarlo appena quest’ultimo cade in disgrazia. In questo tiro al piccione spicca il Corriere della Sera di Urbano Cairo, che pure sembrava essersi speso apertamente per Giuseppe Conte, sia col quotidiano di via Solferino che con la sua tv, La7, diventata col passare dei mesi una sorta di TeleFattoQuotidiano.

La caduta del Conte bis ha scatenato però la reazione avversa: dopo aver per anni giustificato e coperto le scelte politiche di Conte, Casalino e del Movimento 5 Stelle, da ore va avanti una operazione di ‘sputtanamento’ mediatico di questi stessi protagonisti incensati tramite accurate veline passata da Palazzo Chigi.

In 24 ore il Corriere firma con Fabrizio Roncone, che però in passato non ha mai lesinato colpi al Movimento 5 Stelle, due articoli ‘pesanti’: giovedì quello sul portavoce di Conte, quel Rocco Casalino di cui narra capricci e gaffe; oggi quello su Vito Crimi, reggente politico del M5S definito “orsacchiotto che voleva fare il ministro”.

Proprio quest’ultimo articolo è stato al centro di un piccolo ‘giallo’ su Twitter: condiviso sui social del Corriere con questo post, “Adesso scegli la cravatta giusta, Vito. E ricordati di chiedere una foto. Con Draghi, non ti ricapita”, è stato poi eliminato dopo esser stato subissato di critiche.

“Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore”, diceva Ennio Flaiano: mai come nel caso della stampa italiana queste parole sono così calzanti.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia