Il video privato di Stefano De Martino e Caroline Tronelli è comparso su un sito che raccoglie migliaia di immagini simili, rubate dalle telecamere di casa di cittadini in tutto il mondo. Un archivio di scene di vita quotidiana tra le mure domestiche: pasti, momenti di relax, lavoro, ma anche e soprattutto l’intimità della camera da letto. In un attimo ci si può ritrovare protagonisti di un Grande Fratello senza saperlo. La colpa? Aver installato un sistema di sorveglianza connesso ad internet incuriositi dalla possibilità di poter controllare cosa accade dentro le proprie mura mentre si è fuori. Qualcuno prova ad entrare? Come si comportano gli animali domestici? La sfortuna è invece quella di ritrovarsi hackerati, senza saperlo.

De Martino e Caroline Tronelli, malcapitati e non bersagli

Nessuna probabile consapevolezza – da parte degli informatici – di aver intercettato persone dello spettacolo: ogni scena intima finisce nel calderone della rete, le clip diventano carburante per siti tematici, alimentati dagli utenti, prodotto appetibile per truffe e pubblicità. Ma come si si può ritrovare spiati in casa propria da un momento all’altro? Sulla vicenda che ha coinvolto il conduttore di Affari Tuoi e la sua giovane fidanzata ha già iniziato ad indagare la procura di Roma. De Martino ha scoperto di essere stato ripreso appena dieci giorni fa, riconoscendosi nei video della casa romana di Caroline Tronelli dopo alcune segnalazioni di utenti online.

Quegli spioncini connessi ad internet: le telecamere vulnerabili

Il conduttore ha presentato denuncia con i suoi avvocati Angelo e Sergio Pisani alla Polizia di Stato di Porto Cervo (Sassari), comprensiva di indicazioni sulle tracce telematiche dei responsabili e dell’indicazione che l’impianto era connesso ad un modem Sky e a sua volta ad una rete TIM. Secondo dati raccolti nei mesi scorsi dal Corriere della Sera, recuperati attraverso una piattaforma per il monitoraggio dei sistemi dell’IoT (Internet of Things) solo in Italia le telecamere «esposte» sarebbero più di 74.000. ‘Spioncini’ connessi ad internet, collegati a modem, accessibili ovunque e ora – si scopre – facilmente hackerabili. La polizia postale parte dal capo di “accesso abusivo al sistema informatico”, ci sarà tempo per delineare le eventuali colpe dei sistemi fallaci.

Redazione

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