L'emergenza cronica
Detenuto suicida in carcere a Ferragosto, pochi giorni fa Nordio esultava per “dati in calo”. E Salvini sfila a Rebibbia per cavalcare il trend Alemanno
Pochi giorni fa il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva trovato il coraggio di pronunciare parole raggelanti sulla situazione carceraria italiana. L’ex magistrato aveva parlato di “nessun allarme” sui suicidi in carcere perché il dato attuale (48) è “al di sotto della media mensile ereditata dal governo” Meloni. Come se fosse una consuetudine togliersi la vita in carcere e quindi bisogna esultare o, comunque, non porsi problemi se il dato è in calo (anche di poche unità) rispetto a quello degli anni precedenti.
Parole sconcertanti quelle di Nordio. Parole che stonano ancora di più dopo la notizia arrivata oggi, 15 agosto, da Benevento dove un detenuto di 53 anni dopo quattro giorni di carcere ha deciso di farla finita. L’uomo era originario del Sannio. Con questo decesso la ‘conta’ sale a quota 49 suicidi dall’inizio del 2025, il quinto in Campania dall’inizio dell’anno, a cui si aggiunge quello di un uomo ristretto nella Rems di San Nicola Baronia (Avellino).
Suicidi carcere, Ciambriello: “Macabra contabilità morti”
“Ogni suicidio in carcere – commenta Samuele Ciambriello, garante dei detenuti in Campania – è una sconfitta della giustizia e della politica. La macabra contabilità dei morti in carcere e di carcere minimizzata dal Governo, rischia di essere una strage di Stato”. Dure le parole del garante che già nei giorni scorsi aveva condannato duramente le parole del ministro. “Nell’indifferenza generale ogni morte in carcere è una sconfitta della giustizia e della politica populista e giustizialista.
Invochiamo un sussulto della società civile, degli operatori della comunità penitenziaria, fatta di detenuti e detenenti”.
“Una politica penitenziaria – conclude il garante regionale dei detenuti – che non sta funzionando, ci sono gravi carenze del sistema e non si fa nulla, solo retorica”.
In una estate caldissima nei penitenziari italiani tra sovraffollamento cronico, mancanza di braccialetti elettronici per concedere misure alternative alla prevenzione, assistenza sanitaria sempre più precaria e lenta, l’ultimo suicidio arriva in uno dei giorni più iconici dell’anno. Non a caso i Radicali italiani da tempo organizzano visite nelle carceri di tutta Italia nei giorni “rossi”: durante le festività natalizie e pasquali, oltre che a metà agosto. Un segnale di solidarietà e vicinanza nei confronti degli “ultimi”, abbandonati al proprio destino in cella grazie a un sistema che, nonostante la consapevolezza delle criticità di personale, di strutture e di misure alternative tanto decantate ma concesse sempre con difficoltà, continua a non far nulla per migliorare la situazione.
Salvini e l’algoritmo Alemanno
Oggi oltre ai Radicali, anche il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini ha sorpreso tutti con un blitz a Rebibbia. Ma attenzione: chi come lui segue algoritmi e trend social non può non aver notato (e, si spera, letto) i diari dal carcere romano scritti da Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, e Fabio Falbo che da settimane denunciano tutto quello che non funziona, criticando la politica “in vacanza”. Il dubbio di una visita-passerella c’è, anche perché – così come ricordano gli stessi Radicali italiani in una nota – Salvini “dimentica che le sue politiche populiste e panpenalistiche hanno trasformato le carceri in discariche sociali”.
Dal canto suo Salvini così commenta ciò che ha visto a Rebibbia: “Ho incontrato Gianni Alemanno insieme ad altri detenuti arzilli tra i 18 e gli 88 anni. L’ho trovato tonico e determinato”. Sulle condizioni spiega: “Bisogna fare di più, migliorare la qualità del lavoro e la quantità di presenza della polizia”. E questo “significa anche migliorare la qualità della permanenza dei detenuti”.
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