Il sindaco di Dnipro Borys Albertovich Filatov cita Dolores Ibárruri: meglio morire liberi, piuttosto che rimanere vivi, ma in ginocchio. È di etnia russa, figlio di padre russo e di madre russa. “Non ho nemmeno una goccia di sangue ucraino. Adesso però si sono spalancati i cancelli di Mordor e ondate di mostri arrivano e arrivano per distruggerci. Io, noi, dobbiamo eliminarli se vogliamo difenderci. Il problema è che colui che attacca la mia casa e che io sono costretto a uccidere è russo. Come me. Assurdo. Non avrei mai pensato che chi si dice fratello potesse venire qui a bombardare ospedali, scuole, ammazzare civili, sfiorare la Terza guerra mondiale”, ha detto in un’intervista a Il Corriere della Sera.

Filatov è tormentato da questa guerra. Forse più di altri. Un conflitto che giudica assurdo perché sente dentro di sé. È convinto che se anche il presidente Volodymyr Zelensky, che pure dal primo giorno dell’invasione ha invitato il popolo a resistere e a combattere, si fosse arreso il popolo non l’avrebbe seguito. La città che governa in queste ore è raggiunta da migliaia di persone in fuga da Mariupol, la città martire sotto assedio da una decina di giorni. Dove continuano i bombardamenti e dove Kiev ha denunciato nei giorni scorsi attacchi a un ospedale e a un teatro.

L’esodo è destinato a continuare anche da altre città. Dnipro prende il nome dal fiume più importante del Paese, che quasi taglia a metà l’Ucraina. Si trova quasi in mezzo a Mariupol e Kiev, a ridosso del Donbass dove nel 2014 i separatisti filo-russi hanno occupato porzioni di terreno e dichiarato due repubbliche indipendenti. “I russi hanno la capacità di rendere routine anche queste tragedie. Ma il mondo non deve abituarsi perché durerà a lungo e, la cosa più brutta, moriranno migliaia di persone. È una catastrofe biblica, a milioni, sani o malati, cacciati dal lavoro, dalla casa, senza denaro, senza prospettive”, ha dichiarato. È convinto che se pure l’Ucraina dovesse svuotarsi della metà della popolazione la resistenza durerà per anni, non accetterà mai l’occupazione.

Putin vuole cancellare lo Stato ucraino, sterminare il suo popolo, uccidere me e assimilare chi resta. Vuole costruire un lager e fucilare chi non ci entra – ha concluso – Golda Meir, la premier israeliana, a proposito è nata a Kiev, diceva che non si può parlare di pace con uno che ti vuole morto. Per ogni soldato ucraino è un onore, morendo, portare con sé due o tre soldati del nemico. Poi toccherà a Dio giudicare”.

Avatar photo

Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.