È partita da Leopoli venerdì, a poche ore dallo scoppio della guerra, ha guidato per 27 ore di seguito a bordo di un furgone carico di donne e bambini. Alina, ucraina, vive a Napoli da 22 anni. Era andata a trovare la sua famiglia a Leopoli quando la Russia ha iniziato a invadere l’Ucraina. Un rapido giro di telefonate e in poche ore era in partenza di ritorno verso Napoli insieme a un gruppo di donne e bambini.

“Abbiamo passato 18 ore alla frontiera – racconta Alina – Ci abbiamo messo tre giorni per arrivare in Italia. Ho guidato da sola per 27 ore, la paura era tanta. I bambini hanno paura delle sirene. Quando siamo entrati in Europa i bambini hanno sentito un aereo che passava sulle nostre teste sono scoppiati a piangere perché avevano paura che potessero cadere delle bombe. Noi gli abbiamo detto: ‘guardate, qui non c’è la guerra’. Ma è una cosa difficile per i bambini da capire. Come mai a soli 2mila chilometri c’è la guerra e qui no?”.

“Eravamo tutti disorientati, sembrava che stavamo vivendo un incubo e volevamo svegliarci da quell’incubo. Non conoscevo i miei compagni di viaggio. Erano amici di amici che mi hanno chiamata, chi mi ha chiesto come poteva fare ad attraversare la frontiera, donne spaventate che volevano venire con me perché gli uomini non possono uscire dall’Ucraina. E così ci siamo organizzati per partire insieme”.

Una volta partiti il viaggio è durato 3 giorni. “Alla frontiera c’erano decine e decine di chilometri di coda. Avevamo con noi una bambina piccola che ha solo il certificato di nascita ucraino. Ma ci hanno fatti passare. Sono riuscita a rimanere sveglia per 27 ore, guidando da sola. Poi siamo arrivati a Budapest e le donne e i bambini sono scesi un po’ dal camion perché non ce la facevano più. Arrivati a Udine ci stava aspettando un ragazzo che ci avrebbe aiutati a scendere a Napoli e così sono riuscita a riposare un po’”.

“Ero a casa mia in Ucraina per le feste, mai mi sarei aspettata di trovare la guerra – continua il racconto Alina –  Per fortuna però che ero lì così sono riuscita a portare con me alcune persone. A casa mia si sono rifugiate persone da Kiev, dal centro dell’Ucraina. La situazione lì era tragica già prima che partissimo. Avevamo paura perché anche nelle città all’ovest hanno bombardato i militari e tu non lo sai. Puoi vivere vicino ai militari e la bomba può finire chissà dove”.

Alina racconta che i camion e gli autobus vanno e vengono da Napoli all’Ucraina. “Ieri sono arrivati qui altri 15 persone, un’altra macchina è partita per l’ucraina poche ore fa, abbiamo già caricato alcuni tir con i beni di prima necessità da mandare in Ucraina. Stiamo raccogliendo medicine, vestiti, alimenti a lunga conservazione da mandare ai nostri concittadini. In primis mandiamo medicine e cibo, poi vestiti, torce, batterie e tutto quello che può essere utile anche a chi vive nelle campagne, per guardarsi intorno di notte e difendersi”.

I primi camion sono partiti, Alina vigila su consegne e smistamento nei pacchi nel punto di raccolta di via pagano 33, nel cuore del Rione Sanità di Napoli. Insieme a un gruppo di connazionali sta raccogliendo tutto ciò che può servire in Ucraina a chi sta combattendo. “Per ora sta andando tutto bene – ha concluso Alina – Ma ci hanno detto che stanno sparando e quindi chi porta i beni ha paura di entrare là nei posti dove ci sono i russi. C’è chi non ha paura e va lo stesso e rischia la propria vita per portare da mangiare a questi bambini che sono rimasti negli scantinati”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.