È il momento di agire, il tempo sta scadendo. Mario Draghi ha cercato di scuotere l’Unione Europea, parlando ai presidenti delle commissioni dell’Eurocamera a Strasburgo riuniti sul dossier competitività, che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen gli ha commissionato. “Mi hanno chiesto al termine di Ecofin quale sia l’ordine delle riforme necessarie per l’Ue, quale sia l’ordine non lo so, ma per favore, è il momento di fare qualcosa, decidere voi cosa ma per favore, si faccia qualcosa, non si può passare tutto il tempo a dire no” ha detto l’ex premier italiano Draghi.

Mario Draghi, le riforme e gli investimenti per l’Europa

L’ex presidente della Bce ha sottolineato ai presidenti delle commissioni parlamentari la necessità di essere competitivi per mantenere i nostri sistemi di welfare e preservare i nostri valori fondamentali. Draghi ha anche chiesto di ritrovare la capacità di agire collettivamente e per l’interesse collettivo.

“I soldi – ha aggiunto Draghi – sono solo un aspetto del problema. L’altro aspetto è una profonda rivisitazione delle regole che abbiamo costruito e sulle quali abbiamo lavorato. Il mercato unico è un altro esempio: le chiamavamo riforme strutturali. È quello che dobbiamo fare ora: riforme strutturali, a livello di Unione Europea. Il mercato unico è altamente imperfetto: ci sono centinaia di direttive che non vengono attuate, o che vengono attuate in modo diverso a seconda dei Paesi”. Draghi ha poi proseguito: “Il mercato elettrico è un altro settore cui dobbiamo guardare, perché chiaramente l’Europa non può essere competitiva, se paghiamo l’elettricità tre volte tanto quanto costa negli Usa e il gas naturale cinque o sei volte tanto. Ci sono molte cose che dobbiamo fare, delle quali i soldi sono solo una”.

Mario Draghi, scarsi finanziamenti dal settore privato alla ricerca

Secondo Mario Draghi, tra i punti deboli dell’Ue c’è anche la scarsa quantità dei finanziamenti alla ricerca dal settore privato. “Come possiamo mobilitare meglio i risparmi privati e i soldi pubblici per questi progetti? Ma il secondo punto è l’innovazione: come la stimoliamo nell’Ue? Mi riferisco agli Usa, perché sono una democrazia. In Cina, chiaramente, la società è molto diversa. Negli Usa circa i due terzi della ricerca vengono finanziati dal settore privato, solo un terzo dal pubblico. Nell’Ue due terzi della ricerca è finanziata dal settore pubblico. Perché il finanziamento privato è così scarso nell’Ue?”, si è chiesto l’ex presidente della Banca centrale europea.

Redazione

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