Alessia Pifferi ha confessato ai suoi legali di sapere chi è il padre di sua figlia Diana, la bambina di 18 mesi lasciata morire in casa di stenti in un bilocale in zona Ponte Lambro a Milano. La rivelazione questa mattina nel carcere di San Vittore dove gli avvocati Solange Marchignoli e Luca D’Auria si sono recati per incontrare l’assistita e ipotizzare una linea difensiva per la donna. L’uomo sarà contattato dagli inquirenti per l’esame del Dna.

Il presunto padre della bambina sarebbe un uomo italiano, sarà ascoltato da poliziotti e magistrati. Non sarebbe a conoscenza di essere il presunto padre della piccola. Il suo racconto servirà soprattutto a verificare la veridicità delle versioni fornite dalla donna. Pifferi aveva infatti raccontato di non essere stata a conoscenza della gravidanza e di aver partorito al settimo mese nel bagno dell’elettricista con cui aveva una relazione. In realtà avrebbe partorito in ospedale e sarebbe stata sempre a conoscenza della gravidanza oltre che dell’identità del padre della piccola Diana. Il Giorno scrive che la 36enne è apparsa davanti agli avvocati più lucida e collaborativa rispetto ai giorni scorsi.

La bambina è stata trovata morta nella casa di via Parea, a Milano, dove viveva con la madre dopo esser stata lasciata sola per sei giorni. Pifferi era andata per quasi una settimana a Leffe, in provincia di Bergamo, dal suo compagno, l’elettricista, che non era a conoscenza del fatto che la donna avesse lasciato da sola a casa la bambina. “Ma non era al mare con tua sorella?”, la reazione dell’uomo quando ha scoperto la tragedia. Il 58enne non avrebbe più risposto alle richieste della donna, che lo starebbe cercando insistentemente, tramite i legali.

Anche i genitori della donna hanno tagliato ogni contatto con la figlia dopo la scoperta della tragedia. La madre di Alessia Pifferi ha organizzato il funerale della bambina ed è tornata in Calabria dove vive con il suo compagno. “Non voglio saperne più di lei, per me non esiste più”, ha scritto la donna su Facebook. A lei, alla 36enne, non è stato permesso di partecipare alle esequie della bambina che si sono tenute lo scorso 29 luglio a San Giuliano Milanese.

La posizione della donna risulterebbe ulteriormente aggravata qualora dovesse emergere che la bambina sia stata sedata con il benzodiazepine, farmaco dalle proprietà ansiolitiche e anticonvulsivanti, messo nel biberon che la madre aveva lasciato alla piccola. Scatterebbe l’aggravante della premeditazione. Diana è morta di fame e disidratazione. Pifferi è stata arrestata con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato, nega di aver somministrato tranquillanti alla figlia. La Procura ha descritto la donna come “pericolosa”, “una persona priva di scrupoli e capace di commettere qualunque atrocità per i propri bisogni personali legati alla necessità di intrattenere a qualunque costo relazioni sentimentali con uomini”. I nuovi legali della donna hanno fatto richiesta di perizia psichiatrica per la loro assistita.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.