Il partito Bildu di Otegi, legato in passato all'Eta
Elezioni Spagna, cicatrici e accordi di governo: il voto nei Paesi Baschi
BILBAO – Nel verde che pervade i Paesi Baschi c’è un altro verde, più chiaro, che fa da protagonista. È quello di Euskal Herria Bildu, più comunemente Bildu, una coalizione di sinistra radicale e indipendentista guidata da Arnaldo Otegi, un tempo legato all’organizzazione terroristica Eta e asceso a leader politico dopo gli anni passati in carcere.
Bildu non è certo l’unico partito che rappresenta i baschi. Ma per la storia del suo leader e per il fatto di non avere reciso del tutto il legame con i condannati, la sua presenza in parlamento e l’appoggio esterno al premier socialista Pedro Sanchez è diventata una fondamentale arma politica in mano al centrodestra. Un’arma rappresentata da uno slogan diventato virale: “Que te vote Txapote”, ossia, “Fatti votare da Txapote”. Il riferimento è a Francisco Javier García Gaztelu, nome di battaglia Txapote, membro dell’ala più dura dell’Eta e detenuto con l’accusa di avere realizzato diversi omicidi che hanno insanguinato la Spagna degli Anni Novanta.
Lo slogan ha trovato subito ampio spazio. Eppure, tra le associazioni dei familiari delle vittime dell’Eta, in molti hanno avvertito sull’utilizzo di questo motto in campagna elettorale. A spiegarci questa posizione è Eduardo Mateo Santamaría, responsabile per i progetti della Fondazione Fernando Buesa.
L’associazione nasce nel ricordo di una delle vittime illustri dell’Eta, Fernando Buesa Blanco, membro del Partito socialista basco e ucciso dai sicari separatisti il 22 febbraio del 2000. “Quello che critichiamo è la banalizzazione del terrorismo. Capiamo che alla gente non piacciono certe politiche, il disagio è legittimo, ma non è etico usarlo come slogan in campagna elettorale e come arma politica”, ci dice Santamaría. Per la fondazione quello che è importante non tanto in questa campagna elettorale quanto per il futuro, è che si arrivi a una vera pacificazione. Per farlo però servono almeno due condizioni.
“Ciò che rimproveriamo è l’assenza di autocritica – ci racconta il responsabile – Ognuno ha il diritto di candidarsi dopo aver scontato una pena in carcere, ma qui manca l’autocritica di quando sono stati commessi delitti di sangue”. Questo è strettamente collegato a un altro tema: la delegittimazione. “Ciò che conta per noi è che l’Eta sia totalmente delegittimata, e non ci sarà vera convivenza pacifica senza questa delegittimazione del terrorismo da parte di chi lo ha usato e difeso”.
Ferite o antiche incomprensioni che tornano ciclicamente a far parte del dibattito politico. Cicatrici che però sono ancora visibili nella memoria di chi ha vissuto quelle tragiche fasi della democrazia spagnola. Un periodo oscuro mentre tornava la democrazia, e di cui molti temono che i giovani, lontani anagraficamente da quell’epoca, non abbiano contezza né filtri per comprendere la portata della mancata delegittimazione. Quello del nazionalismo interno è uno dei grandi temi elettorali su cui si confrontano i blocchi che puntano Madrid.
A destra Vox, guidata dal basco Santiago Abascal, rifiuta l’idea di Spagna come insieme di regionalismi e ha già messo in guardia sul fatto che – una volta al governo con i popolari – potrebbero riaccendersi le fiammate secessioniste nelle diverse aree sensibili del Paese, a partire dalla Catalogna. Il Partito popolare di Alberto Núñez Feijóo – che, va ricordato, da galiziano è attento al tema delle comunità – ha sondato il terreno per un eventuale patto di governo con i deputati che eleggerà il Partito nazionalista basco, più affine al centrodestra, come strumento per evitare un’alleanza con Vox. Il Partito socialista si trova in una posizione più difficile, dal momento che l’appoggio esterno dei partiti indipendentisti c’è stato. Mentre il Psoe ha ancora uno dei suoi bastioni elettorali proprio in Catalogna, in cui ancora pesa il secessionismo. Sumar di Yolanda Diaz guarda con attenzione alle comunità autonome dove l’indipendentismo si unisce alla sinistra radicale. Ma per molti è un pericoloso azzardo politico.
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