Oplonia è una sirena sognatrice, protagonista di una favola. Per trovare le risposte alla sua affannosa felicità scende negli abissi del mare come ognuno scende nel proprio subconscio. E naviga in acque profonde, indaga il sogno e l’utopia, scandaglia l’illusione e la delusione. Ida La Rana ha raccontato la sua favola in quartine e Oplonia ha vinto vinto la prima edizione del Festival della letteratura femminile vesuviana. La rassegna è stata ideata, organizzata e realizzata da Stefania Spisto, presidente dell’associazione culturale “Il quaderno edizioni”.

Scopo principale della kermesse è quello di diffondere nel mondo la cultura del Meridione d’Italia e ora, con questo nuovo evento che non ha precedenti nel territorio, quello di  far emergere e divulgare la scrittura che nasce dalla sensibilità femminile – circa trenta infatti la partecipazione di autrici campane, soprattutto dall’area del vesuviano. La premiazione si è tenuta il 5 novembre nella sede dell’Auditorium del Museo del Parco Nazionale del Vesuvio, a Boscoreale. L’iniziativa ha lanciato anche la raccolta fondi ottenuta dal ricavato delle vendite dei libri donati da tutte le concorrenti a sostegno dello sportello “Ti ascolto”, gestito da “La Fenice Vulcanica”,  che da anni si rivolge operosamente alle donne in difficoltà appartenenti al territorio.

Ida La Rana è docente di Arte e Immagine, pittrice, vignettista, autrice ed illustratrice di racconti per ragazzi e per adulti, nonché di testi didattici. I suoi soggetti narrativi e pittorici appartengono prevalentemente alla cultura e alla realtà campana, facendo di lei una promotrice e divulgatrice: già nel 1997 pubblica, con  la casa editrice tedesca Alibaba Verlag, “Matteo”, racconto per ragazzi con protagonista un “muschillo” , un baby spacciatore napoletano che riesce a svincolarsi dalla camorra, facendo emergere così dall’inaspettato finale la forte morale educativa; seguono poi altre pubblicazioni illustrate, tra cui quelle su G.B. Basile con le favole  “Le due pizzette” e “Lo cunto di Zoza” , dove la morale la detta proprio il Basile.

“Oplonia” utilizza un duplice linguaggio espressivo, la parola e l’immagine, attraverso la composizione in versi organizzati nella musicalità della metrica, vuole dissuadere adolescenti e adulti dal fantasticare e dal vivere l’emotività unicamente nella dimensione trascendentale del sogno d’amore, perché condizionano il percorso della propria vita e allontanano dall’apprezzare le gioie che la realtà ci offre nonostante le avversità e i disagi: il sogno sì, ma per divenire una spinta alla progettualità di un percorso concreto.

La Rana è conosciuta anche per le sue esposizioni pittoriche con opere che, attraverso composizioni dal sapore onirico e visionario, esaltano quella cultura classica del nostro territorio che si mescola alla storia, alle tradizioni, ai credi e alle superstizioni che hanno mutato il nostro stesso percorso culturale. Attraverso il festival è stata premiata non solo l’opera, ma anche la poliedricità e il valore artistico dell’artista.

Avatar photo