Una notizia coperta dal ‘gran segreto’ per due settimane, fino alla prima pagina odierna del quotidiano Il Domani. La Guardia di Finanza ha bussato alla porta dell’abitazione romana di Giuseppe Conte, il leader del Movimento 5 Stelle, su ordine della Procura capitolina.

I militari delle Fiamme gialle, scrivono Emiliano Fittipaldi e Giovanni Tizian, avrebbero chiesto all’ex presidente del Consiglio fatture e documenti relativi alle consulenze da un valore di 3-400mila euro che Conte ha svolto in passato per l’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone, all’epoca in cui era proprietario del gruppo Acqua Marcia.

La Procura di Roma, in particolare il pm Maria Sabina Calabretta, ha infatti ‘ereditato’ dai colleghi di Perugia una parte delle indagini che da mesi tentano di capire cosa ci sia di vero nelle dichiarazioni dell’avvocato Piero Amara, la ‘gola profonda’ della presunta Loggia Ungheria.

Il fascicolo di indagine, a modello 44 e dunque senza indagati, vuole fare chiarezza sugli incarichi del biennio 2012-13 affidati da Francesco Bellavista Caltagirone a Conte.

L’ex premier, assieme al suo ‘mentore’ Guido Alpa, si è sempre detto estraneo a ogni addebito formulato da Piero Amara, che già nel dicembre 2019 aveva parlato delle consulenze. In particolare l’ex legale esterno dell’Eni, già condannato per corruzione in atti giudiziari e da mesi protagonista del caso dei verbali in cui parla di una presunta loggia chiamata Ungheria, aveva raccontato ai magistrati di aver “raccomandato” alcuni avvocati a Fabrizio Centofanti, al tempo potente capo delle relazioni istituzionali del gruppo Acqua Marcia.

In particolare queste nomine erano la ‘conditio sine qua non’ per “ottenere l’omologazione del concordato stesso” davanti al tribunale di Roma, scrive Domani riportando le parole di Amara. Una tesi, quella delle raccomandazioni, che Conte e gli altri interessati hanno sempre smentito.

Il quotidiano diretto da Stefano Feltri riporta inoltre che la Finanza dopo aver fatto visita all’appartamento di Conte di via della Fontanella Borghese, dove vive con la compagna Olivia Paladino, si sono recati anche dal ‘mentore’ dell’ex premier Guido Alpa, da Caltagirone ha ottenuto incarichi da quasi mezzo milione per lavorare alla ristrutturazione del debito del gruppo Acqua Marcia. Altre acquisizioni di documenti, scrive ancora Il Domani, sono avvenute a casa Enrico Caratozzolo e Giuseppina Ivone, altri togati che hanno lavorato con Alpa e Conte.

Secondo quanto riportato dal quotidiano, Alpa avrebbe fatturato al gruppo di Caltagirone 400mila euro, ma l’avvocato ne avrebbe poi effettivamente incassato soli 100mila. Lo steso Conte aveva confermato nei mesi scorsi al giornale che i soldi guadagnati dalle sue consulenze “erano stati incassati solo in parte”.

Una lettera firmata da Centofanti e dal figlio di Bellavista Caltagirone, Camillo, evidenziava che Conte, per effettuare una “ricognizione dei rapporti giuridici” di una società controllata (la Acquamare, nel cui cda siedeva lo stesso Amara) avrebbe ottenuto “un compenso pari a 150mila euro, oltre accessori di legge come iva e cpa2”.

Va chiarito ovviamente che né Conte né Alpa sono indagati, così come Enrico Caratozzolo e Giuseppina Ivone. L’ex premier in una intervista al Fatto Quotidiano del maggio scorso aveva ribadito di “non avere nulla a che fare con i loschi traffici del signor Amara, non l’ho mai conosciuto”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia