La contea di Los Angeles pagherà 28.8 milioni
Foto dell’incidente di Kobe Bryant, risarcimento milionario a moglie e figlia dopo le immagini diffuse da poliziotti e pompieri
“Ha combattuto per suo marito, per la sua famiglia e per tutte quelle comunità in cui le famiglie sono state vittime di mancanze di rispetto. Speriamo che la sua vittoria metta la parola fine a tutti questi casi” ha dichiarato Luis Li, l’avvocato difensore della vedova di Kobe, Vanessa Bryant, che ha raggiunto un accordo da 28,85 milioni di dollari (27 milioni di euro) con la contea di Los Angeles, come risarcimento per le foto scattate dalle forze dell’ordine e dai vigili del fuoco sul luogo dell’incidente in cui morì il marito.
Vanessa Bryant aveva fatto causa al dipartimento dello sceriffo e a quello dei vigili del fuoco della contea di Los Angeles nel settembre del 2020: l’accordo risolve la causa e include un risarcimento di 15 milioni di dollari che era già stato stabilito lo scorso agosto in suo favore. Preclude eventuali richieste di risarcimento future sia da parte di Bryant che delle sue tre figlie: Natalia, Bianka e Capri Bryant, rispettivamente di 20, 6 e 3 anni.
“La giornata di oggi segna il culmine della coraggiosa battaglia della signora Vanessa Bryant per chiedere conto della loro responsabilità a coloro che sono coinvolti in questa condotta grottesca“, ha dichiarato l’avvocato Li in una nota. L’incidente che ha portato alla morte di Kobe Bryant e di sua figlia Gianna (chiamata da tutti Gigi) avvenne il 26 gennaio 2020, quando l’elicottero privato dove si trovavano si schiantò sulle colline di Calabasas, in California. L’incidente ha provocato la morte di tutti i nove occupanti dell’elicottero, tra cui Kobe e sua figlia Gianna, che stavano andando verso una partita di basket.
Kobe Bryant, cinque volte campione NBA con i Los Angeles Lakers, morì a 41 anni assieme alla figlia tredicenne Gianna il 26 gennaio del 2020. Alcuni mesi dopo sua moglie fece causa alla contea sostenendo che le foto violassero il diritto costituzionale alla privacy. Ritraevano da vicino i resti di Bryant, della figlia e delle altre persone morte, e non erano circolate in pubblico, ma solo internamente tra gli agenti. Vanessa Bryant ha sempre dichiarato di essere stata turbata dall’idea che le foto venissero rese pubbliche.
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