Mille persone per l’ultimo saluto ai due ragazzi uccisi a Ercolano perché scambiati per ladri
Funerali Tullio e Giuseppe, lacrime e rabbia sotto la pioggia: “Si sono ritrovati in uno scenario di guerra”
Il dolore è tanto a Portici per la scomparsa di Tullio Pagliaro, 27 anni, e Giuseppe Fusella, 26 anni, i due ragazzi di Portici (Napoli) uccisi poco dopo la mezzanotte del 29 ottobre in via Marsiglia, nel vicino comune di Ercolano, perché scambiati per ladri da Vincenzo Palumbo, camionista 53enne che ora è in carcere con l’accusa di duplice omicidio. La pioggia non ferma parenti e amici per l’ultimo saluto nella chiesa di San Ciro a Portici ai due ragazzi su cui quella notte si è abbattuta una pioggia di 11 proiettili.
Intorno alle 14.30 sono arrivate le bare dei due ragazzi alla chiesa di San Ciro nella piazza principale di Portici dove per ordinanza sindacale c’è il lutto cittadino. In migliaia si sono assiepate dentro e fuori la chiesa in un silenzio surreale. “I due giovani diventati santi per mano di un malvagio resteranno per sempre nei cuori di tutti noi”, si legge su uno striscione. La messa è celebrata dall’ arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia. Con il passare dei minuti, in attesa dell’inizio della messa tutta la piazza antistante la chiesa, si è riempita di persone e palloncini bianchi. In tanti hanno potuto partecipare alla funzione grazie agli altoparlanti istallati fuori alla chiesa.
“Continueremo a stare vicino alle famiglie Pagliaro e Fuselli per chiedere giustizia. A voi genitori, parlo da padre e non da sindaco, dico che quello che è successo poteva capitare a ognuno dei nostri figli. Sono usciti la sera e si sono ritrovati in uno scenario di guerra. Tutta la nostra città vi abbraccia forte, forte, forte”, ha detto Enzo Cuomo sindaco di Portici.
“Andare a dormire sapendo che i propri figli sono usciti per una serata di divertimento con gli amici dopo aver visto una partita di calcio in tv e sapere che non tornano perché si sono imbattuti in uno scenario di guerra, perché quello che è successo a Giuseppe e Tullio non ha niente a che vedere con le nostre comunità, è uno scenario di guerra – ha continuato il sindaco – Quindi noi vi diciamo e ci diciamo insieme a voi che Giuseppe e Tullio continueranno a vivere nella nostra comunità. E che il nostro e vostro dolore sia tramutato in doni d’amore. Tutti insieme faremo in modo che tutte le cose belle che vivrete possano sempre tenerci in vita Giuseppe e Tullio che sono due figli orgogliosamente4 della nostra città. Le condoglianze più affettuose di tutta l’amministrazione comunale , ma soprattutto un abbraccio forte. Ai genitori di Tullio e Giuseppe dico: tutta la nostra comunità vi abbraccia forte, forte forte”. In piazza anche gli amici della palestra e gli amici del mercato dei fiori hanno accolto le salme con un lunghissimo applauso tra le lacrime e la pioggia.
Si è rivolto agli amici di Giuseppe e Tullio l’arcivescovo di Napoli monsignor Domenico Battaglia nel corso della sua omelia pronunciata durante i funerali. A loro don Mimmo Battaglia ha chiesto di non scegliere la strada del rancore ma “di stare dalla parte della vita. Comprendo – queste le parole dell’arcivescovo – la vostra incredulità nutrita dal dolore e dalla rabbia, avete appreso brutalmente della morte violenta dei vostri amici e sapete bene che questa vicenda rimarrà indelebile nella vostra memoria. Potrà sembrare assurdo, ma vi auguro che proprio questo dolore possa aiutarvi nella ricerca di nuovi significati, quasi come un ultimo regalo, un’eredità che i vostri amici oggi vi lasciano. Vi prego ragazzi, la loro morte non deve essere inutile. Avete due strade di fronte a voi da imboccare: nutrirvi del rancore o seminare nei vostri cuori, nei cuori dei vostri amici e di quelli delle vostre famiglie i semi di una speranza e di un’armonia. Ogni volta che provi rancore e odio, stai solo avvelenando te stesso, Vi prego, scegliete di stare dalla parte della vita, difendete la vita, amate la vita. Rifuggite ogni logica di violenza. Avete toccato con mano quanto la cecità della violenza può generare vittime e lasciare intere famiglie nel dolore. Proprio per questo – ha aggiunto don Mimmo Battaglia – vi chiedo di essere strumenti di pace, annunciatori di una nuova civiltà fondata su amore e giustizia. Solo così non renderete vana la morte di Tullio e Giuseppe”.
Poi ai genitori dei due ragazzi ha detto: “Mamma Rosaria e mamma Imma, papà Oreste e papà Sandro, non posso restituire Tullio e Giuseppe al vostro abbraccio, ma posso solo accostarmi alle vostre famiglie e provare a vivere con voi questo dolore”. “Comprendo la vostra rabbia, la vostra disperazione, il vostro urlo di ingiustizia e di impotenza- ha aggiunto monsignor Battaglia – sono con voi, siamo con voi. Come comunità non vi lasceremo mai soli ma vi saremo accanto. E’ una promessa che facciamo dinanzi a Tullio e a Giuseppe e dinanzi a Dio che oggi li accoglie nella sua casa”. Infine un lungo applauso e il volo di decine di palloncini bianchi hanno accompagnato l’uscita delle bare dei due ragazzi, accompagnati da un lungo applauso.
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