Il mondo del gioco online sta vivendo un salto di qualità. L’applicazione della nuova regolamentazione ha creato una selezione naturale di player affidabili e sicuri. A metà novembre è entrato ufficialmente in vigore il decreto legislativo n. 41/2024, che costituisce la base giuridica del riordino del gioco pubblico a distanza attuato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Con l’avvio della riforma si chiude un’architettura regolatoria che per oltre un decennio ha accompagnato lo sviluppo dell’online, inaugurando un sistema più moderno, stringente e orientato alla tutela del consumatore e al contrasto dell’illegalità.

È un cambio di passo atteso da anni, che ridisegna l’intero ecosistema: meno operatori, più solidi, più responsabili. Tra questi spicca una best case riconosciuta dagli addetti ai lavori: Betsson, il gigante svedese – noto al grande pubblico come sponsor dell’Inter, col suo sito informativo – che oggi è tra i primi brand in Italia per numero di giocatori raccolti. Betsson gioca le sue carte con fair play, perché è stata la più attenta ad adottare una policy rigorosa di accompagnamento al gioco responsabile. Dario Evangelista, Deputy General Counsel dell’azienda, ne parla con una punta di orgoglio, riflettendo i più di 60 anni di presenza continuativa di Betsson nel settore. La riforma ha ridotto il numero di operatori a 46, contro i quasi cento precedenti, portando il costo delle concessioni da 250 mila euro a 7 milioni e imponendo nuovi requisiti tecnologici che spaziano dalla cyber security alle certificazioni ISO, fino a sistemi avanzati di tutela del giocatore. Evangelista osserva che «le nuove concessioni sono destinate solo a società realmente strutturate. I requisiti sono altissimi e puntano tutti alla protezione del giocatore. Questo porta a un mercato più sicuro, più serio, più trasparente». È un sistema selettivo che avvicina il gioco online alle logiche delle utilities e delle telecomunicazioni: grandi operatori, grandi investimenti, grandi responsabilità.

L’altra grande novità riguarda il protagonismo dell’intelligenza artificiale. La tutela del giocatore non è più un adempimento formale, ma un processo tecnologico continuo, pensato per prevenire e non soltanto correggere. Strumenti di IA consentono di individuare comportamenti che indicano un potenziale rischio, come puntate anomale, attività prevalentemente notturna o richieste di prelievo ripetutamente annullate. Parallelamente un algoritmo avanzato, il Responsible Gambling Prediction Tool, analizza in tempo reale i dati degli utenti per individuare anomalie come un improvviso aumento delle scommesse o tentativi ricorrenti di prelevare denaro senza finalizzare l’operazione. È un sistema che intercetta il problema prima che il problema esploda. Evangelista spiega che «l’obiettivo è intervenire prima che il gioco diventi un problema. Monitoriamo, informiamo, consigliamo limiti più restrittivi e, quando necessario, sospendiamo o chiudiamo il conto. La salute del giocatore viene prima di tutto».

Il senso complessivo del nuovo approccio è riassunto in una metafora circolata tra gli operatori: come un’enoteca non desidera l’avventore ubriaco che rompe tutto, così un concessionario serio non vuole un giocatore compulsivo, ma un cliente che si diverte senza farsi del male.
Per anni il gioco online è stato percepito come un territorio ambiguo, sospeso tra innovazione e rischio sociale. Con la nuova regolamentazione, l’Italia chiude definitivamente la stagione della frammentazione normativa e inaugura un’epoca di responsabilità piena. La tutela del consumatore diventa il perno attorno al quale ruota l’intero sistema. Betsson, in questo scenario, emerge come caso scuola: investimenti ingenti, piattaforme tecnologiche sofisticate, controlli predittivi, una cultura aziendale improntata all’ethical gambling.
Il risultato è un settore che torna a essere credibile, governato da regole chiare e attento alla salute dei propri utenti. Un settore che diventa più civile, più protetto e soprattutto più umano. È qui, nella qualità delle tutele e nella maturità del modello, che si gioca davvero la partita del futuro.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.