Da una parte le accuse lanciate da Lilli Gruber al governo, in carica da poco più di un anno, di aver instaurato una cultura patriarcale, dall’altra la replica della diretta interessata, la premier Giorgia Meloni, in mezzo la morte di Giulia Cecchettin, la 22enne di Venezia uccisa con ferocia dall’ex fidanzato. Una morte quella di Giulia che, come spesso capita, viene coperta da polemiche politiche, spesso pretestuose, senza affrontare in profondità un fenomeno, come quello dei femminicidi, che è ormai radicato nella società, a prescindere dai governi che si alternano ogni paio d’anni.

“Non so come facciano certe persone a trovare il coraggio di strumentalizzare anche le tragedie più orribili pur di attaccare il governo”. Ha scritto su Facebook Meloni pubblicando una foto che la ritrae con la figlia Ginevra in braccio, a pochi giorni dalla nascita, insieme alla madre e alla nonna della stessa Giorgia Meloni, e replicando alle parole pronunciate lunedì sera in diretta da Lilli Gruber nel corso del suo programmo “Otto e mezzo“: “Ora la nuova bizzarra tesi sostenuta da Lilli Gruber nella sua trasmissione di ieri sera – dice infatti la presidente del Consiglio – è che io sarei espressione di una cultura patriarcale. Come chiaramente si evince da questa foto che ritrae ben quattro generazioni di ‘cultura patriarcale’ della mia famiglia. Davvero senza parole”.

Gruber ieri sera, rivolgendosi alla scrittrice Carlotta Vagnoli, collegata con lo studio, aveva parlato di “cultura patriarcale della destra”, sottolineando che la premier  “ci tiene a essere chiamata il presidente del Consiglio. Un mistero della fede per me. Sarà anche questo una cultura di destra patriarcale”.

 

 

 

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