Allontanate dalla scuola e dai loro studenti perché il green pass era scaduto durante l’orario di lezione. È quanto accaduto a due insegnanti, una di scuola primaria nel Viterbese, l’altra in un istituto superiore di Riccione.
Due casi che evidenziano le difficoltà per i docenti che decidono di non vaccinarsi e lavorare col green pass tramite tampone.

Non vaccinata “per scelta” la docente di scuola primaria del Viterbese, perché “l’orario consente di cavarmela con due tamponi a settimana”. Ma, come raccontato al Gazzettino, le 48 ore di copertura sono un limite enorme. E infatti dopo aver iniziato la lezione di italiano intorno alle 8:10 “dopo mezz’ora entra la fiduciaria. Mi chiede di andare dalla vice preside”. La comunicazione è chiara: deve lasciare la classe e l’istituto perché il certificato verde è scaduto.

“Sono stata immediatamente allontanata dalla classe. Ho avuto solo il tempo di entrare e prendere la borsa, ho lasciato tutti i libri aperti sulla cattedra. I miei alunni mi guardavano senza capire cosa stesse succedendo. Avrei voluto parlare con una collega in un’altra classe, non mi è stato consentito, sono stata trattata come un’appestata. Mi sono sentita umiliata, discriminata, frustrata”, racconta la maestra.

Insegnante che accusa la sua scuola: “Per lavorare serve il green pass: io lo avevo. Non vaccinarmi è una mia scelta ma nel momento in cui entro a scuola sono in regola, avendo fatto il tampone. Non mi sento meno degli altri. Mi auguro non succeda più”.

Storia simile arriva da Riccione, con la docente di sostegno che si è vista scadere il certificato verde durante l’ora di lezione, venendo invitata dunque a lasciare l’istituto e l’alunna epilettica che le era stata affidata.

“Dovevo lavorare sino a mezzogiorno – ha raccontato al Corriere di Romagna -, ma all’improvviso, mentre ero in classe, sono stata convocata dal preside. Invitata ad esibire il mio certificato verde, dopo i controlli del caso, sono stata invitata ad uscire, in quanto risultava appena scaduto. Erano circa le 9,30 e in una decina di minuti ho dovuto raccogliere le mie cose ed andarmene. Nell’ora successiva la docente curricolare non era in presenza, ma in collegamento da casa. Perciò di fatto la mia allieva è rimasta sola con i compagni, sotto la vigilanza di un adulto, che fa parte del personale non docente, ma solo io sono in grado di gestire le crisi epilettiche, di cui purtroppo la studentessa soffre”.

A differenza del caso di Viterbo, la docente non accusa la scuola o il preside: “Ha fatto o solo il suo dovere, com’è giusto. Deve eseguire direttive che a mio parere sono sbagliate alla fonte”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia