Un episodio doloroso come questo di Gradisca deve diventare occasione per riflettere sull’Italia che vogliamo costruire. Siamo un paese nominalmente ancora cattolico, dove tuttavia misericordia e pietà vengono meno. Quando Papa Francesco esorta ad accogliere gli altri, dice che prima di tutto dobbiamo aprire la nostra mentalità, dobbiamo renderci disponibili verso gli altri: non solo i migranti ma tutte le persone vicine a ognuno di noi che con uno sguardo cercano aiuto. La politica dal canto suo ha una forte responsabilità: una vera rivoluzione culturale sarebbe poter realizzare una vera unità su alcuni princìpi – né di destra né di sinistra – ma semplicemente umani: accogliere, prendersi cura, guardarsi negli occhi, ascoltarsi. Nessuno è venuto a «rubare» la mia casa, il mio lavoro, il mio denaro.

E i Centri vanno superati: con l’integrazione, con procedure rapide, efficienti, sicure, si sconfigge la povertà umana ed economica, si danno risposte, si chiude la bocca ai tentativi di sfruttare e strumentalizzare complesse e difficili situazioni. Siamo un grande paese civile. Dobbiamo impegnarci per continuare ad esserlo. Papa Francesco lo ricorda e a noi tocca interrogarci ed impegnarci.