Quando di giorno ti svegli di cattivo umore i gatti cominciano a cascare: questo è un segno, davanti la mia porta bordello non ne voglio“. E’ quanto si sente in un video agli atti del fascicolo Minecraft, il blitz antimafia della squadra mobile di Catania in collaborazione con il Servizio centrale operativo che oggi ha portato a 15 misure cautelari nei confronti di presunti boss e affiliati della famiglia mafiosa dei Cappello-Bonaccorsi.

Un clan considerato il punto di riferimento per il traffico di armi nella Sicilia orientale. Fucili di precisione, armi da guerra, pistole erano a disposizione di chi era pronto a pagare cifre considerevoli per la qualità delle armi. Erano talmente appassionati di armi che uno degli affiliati teneva un fucile di precisione (non una pistola come la maggior parte dei criminali) sotto il letto e non ci ha pensato due volte ad uccidere il gatto che gli disturbava il sonno.

Una scena da Pulp Fiction quella che gli investigatori hanno documentato: fucile di precisione, probabilmente un silenziatore, il protagonista in pigiama e in piena città va in scena una battuta di caccia al gatto, trovato stecchito in mezzo alla strada.

Proprio l’enorme quantità di armi a disposizione ha costretto la procura di Catania e il gip ad accelerare i tempi per azzerare la famiglia famosa più pericolosa di Catania. La squadra mobile del capoluogo etneo ha eseguito 15 misure cautelari in carcere nei confronti dei vertici del clan, decapitando di fatto uno dei mandamenti più pericolosi di Catania. In cella sono finiti Massimiliano Cappello fratello dello storico boss Turi Cappello (che qualche mese fa, dal 41 bis, scrisse una lettera a Mattarella: “Fucilatemi, non ce la faccio più), e Salvuccio Lombardo Jr. considerati i capi incontrastati del clan specializzato soprattutto nello spaccio di stupefacenti e nella detenzione e traffico di armi, anche da guerra. Ai quali il Gip ha riconosciuto il ruolo di capi ed organizzatori della cosca mafiosa.

I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal Gip. Gli indagati sono ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione mafiosa, con l’aggravante di essere armata, associazione a delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanza stupefacente e spaccio con l’aggravante di avere agevolato il clan. Sono anche accusati di detenzione illegale e porto in luogo pubblico di diverse armi clandestine da guerra e ricettazione delle stesse in concorso con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare il clan.

Le indagini sono iniziate dopo la scarcerazione di Massimiliano Cappello, per monitorare la riorganizzazione del clan. E subito è emersa la figura di Emilio Gangemi fedelissimo di Cappello che aveva il ruolo di tuttofare del capo, limitato negli spostamenti per via della misura della sorveglianza speciale. I due nel giro di poche settimane avevano subito riorganizzato le piazze di spaccio a Catania e stretto accordi per la compravendita di armi. Ma soprattutto avevano organizzato una sorta di contro indagine nei confronti della squadra mobile. Temendo di finire di nuovo nel mirino della polizia facevano ogni notte le ronde attorno alla questura per controllare eventuali uscite di auto e stavano pianificando di installare un impianto di videosorveglianza esterna della questura e della squadra mobile.

 

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Napoletano doc (ma con origini australiane e sannnite), sono un aspirante giornalista: mi occupo principalmente di cronaca, sport e salute.