Bakhmut sottoposta ad un massiccio attacco russo ma non caduta in mano ai soldati di Mosca. Anzi no, la città ucraina del Donetsk è controllata dai filorussi e dai mercenari del gruppo Wagner.

È lo scontro non solo sul campo di battaglia ma anche delle opposte propagande di Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky quando in Ucraina si è giunti ormai al 320esimo giorno di guerra.

Due versioni opposte sulla situazione in corso nella strategia città di 70mila abitanti (ma ormai sostanzialmente svuotata) nel cuore dell’autoproclamata repubblica di Donetsk. Secondo il Quartier Generale della Difesa Territoriale russo, le forze militari fedeli al Cremlino avrebbero infatti “liberato” la città.

Di parere opposto Kiev, che non nasconde come Bakhmut sia sotto attacco russo “in maniera massiccia”, spiega il comandante del battaglione Libertà della Guardia nazionale ucraina Yevgeny Oropai, ma che non è caduta in mano al nemico.

Bakhmut resiste, nonostante tutto – ha invece affermato il presidente ucraino Zelensky nel suo consueto messaggio notturno alla nazione – E anche se la maggior parte della città è stata distrutta dagli attacchi russi, i nostri soldati respingono i continui tentativi russi di avanzare”.

Zelensky che nel suo messaggio quotidiano ha ribadito che il Paese ha bisogno di ulteriori armamenti per fare fronte all’offensiva russa e che “solo il successo dell’Ucraina è garanzia di pace”.

Il leader ucraino ha nuovamente accusato il Cremlino di non aver rispettato il cessate il fuoco unilaterale promosso da Mosca in occasione del Natale ortodosso.

Il mondo ha visto di nuovo in questi giorni che la Russia mente anche quando richiama l’attenzione sulla situazione al fronte con le sue stesse dichiarazioni. Bombardamento russo di Kherson con munizioni incendiarie subito dopo Natale. Gli attacchi a Kramatorsk e in altre città del Donbass hanno preso di mira oggetti civili proprio quando Mosca parlava di ‘tregua’ del suo esercito. Nessun tentativo da parte della Russia di manipolare la diplomazia e la politica funzionerà mai”, è stata infatti l’accusa del presidente ucraino.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia