Del cessate il fuoco unilaterale annunciato da Putin, Kiev (e l’Ue) non si era fidata. E il conflitto non si ferma nemmeno durante le celebrazioni del Natale ortodosso. La guerra in Ucraina giunge così al suo 318 giorno. La tregua per il Natale non regge e i due fronti si accusano a vicenda di non aver rispettato il cessate il fuoco. Mentre il presidente russo Vladimir Putin ha assistito alla cerimonia ortodossa di celebrazione del Natale alla Cattedrale dell’Annunciazione del Cremlino, a Mosca, completamente da solo, in Ucraina si continuava a sparare e si susseguivano nuovi raid nei territori occupati e in Crimea: 5 morti e 15 feriti in un’area residenziale secondo i filorussi.

Secondo l’intelligence del ministero della Difesa britannico, i combattimenti in Ucraina sono proseguiti come da routine. In particolare, spiega l’ultimo bollettino da Londra, nell’area contesa attorno alla città di Kremina, nella regione di Lugansk, la battaglia continua nel bosco a occidente della città. Secondo gli analisti di Londra, i comandanti militari russi considerano la pressione intorno a Kremina come “una minaccia al fianco destro del loro settore Bakhmut, fondamentale per consentire qualsiasi futura avanzata nel resto dell’Oblast’ di Donetsk”.  Secondo il vice capo dell’ufficio presidenziale di Kiev, Kyrylo Tymoshenko, alcuni missili hanno bersagliato una caserma dei pompieri a Kherson, nel sud del Paese. Testimoni, inoltre, riferiscono di colpi d’artiglieria sparati dalle posizioni dei filo-russi nel Donetsk, mentre il governatore ucraino di Luhasnk, Serhiy Haidai, ha sostenuto che sono stati lanciati 14 missili dall’entrata in vigore del cessate il fuoco.

Intanto la Chiesa ortodossa ucraina ha celebrato per la prima volta il Natale nel Monastero delle Grotte, appena sequestrato dal governo agli ortodossi che fanno capo al Patriarcato di Mosca. Hanno assistito alla messa nella Cattedrale dell’Assunzione, trasmessa in diretta televisiva, alcune centinaia di credenti, decine di giornalisti e il ministro della Cultura, Oleksandr Tkachenko. Per la prima volta la messa è stata celebrata da Epifanio I, metropolita della Chiesa ortodossa di Kiev che nel 2018 si separò dal patriarcato di Mosca, ponendo fine a secoli di legami religiosi tra i due Paesi. Pochi giorni fa la Chiesa Ortodossa ancora fedele alla Russi ha fatto sapere che Epifanio non aveva il permesso i tenere la funzione del 7 gennaio, denunciando un tentativo di “sequestrare” la Cattedrale con la forza. Il via libera è invece arrivato dal ministero della cultura di Kiev che ha rivendicato la propria autorità sul complesso del Monastero. Alla messa hanno partecipato molti fedeli e sono stati numerosi i controlli da parte della polizia: la celebrazione è stata considerata ad alto rischio. Nonostante la tregua di 36 ore annunciata, l’allarme resta generalizzato. La vicepremier Iryna Vereshchuk ha messo in guardia i fedeli da possibili “attacchi terroristici dei russi nelle chiese nei territori temporaneamente occupati”, e ha invitato i cittadini “a evitare i luoghi affollati”.

Il cessate il fuoco dichiarato unilateralmente dal presidente russo Vladimir Putin “non cambia il fatto che la Russia sta occupando illegalmente parti del territorio ucraino. Il ritiro delle truppe e delle attrezzature militari russe dall’intero territorio ucraino all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti è l’unica opzione seria per ripristinare la pace e la sicurezza”. È quanto ha detto l’Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, Josep Borrell, in un colloquio telefonico avuto oggi con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. “In assenza di tali azioni concrete, un cessate il fuoco unilaterale sembra solo un tentativo della Russia di guadagnare tempo per rifornire e riorganizzare le sue truppe o per riparare la sua reputazione internazionale distrutta”, ha aggiunto Borrell secondo quanto riferito dal Servizio di azione esterna dell’Ue.

La Russia si prepara a mobilitare in gennaio altri 500.000 coscritti, in aggiunta ai 300 mila dello scorso ottobre: lo ha detto il numero due dell’intelligence militare ucraina citato dal Guardian. Secondo il vice capo dei servizi segreti di Kiev, Vadym Skibitsky, questo dimostrerebbe che il presidente russo Vladimir Putin non ha intenzione di porre fine alla guerra. Mosca ufficialmente smentisce una seconda mobilitazione. Attualmente, secondo le stime di Kiev, i soldati russi mobilitati contro l’Ucraina ammontano a 280 mila. Skibitsky ha osservato che ci vorranno circa due mesi alla Russia per addestrare ed equipaggiare i nuovi militari.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.