Standing ovation a Capitol Hill per il presidente- combattente venuto dalla martoriata Ucraina. Gli Stati Uniti lo hanno eletto a loro eroe. Il buono contro il cattivo. Moderno Far West. Il buono è lui, Volodymyr Zelensky, che dal 24 febbraio guida la resistenza contro il cattivo del Cremlino: Vladimir Putin.

Di fronte alle primitive tattiche” russe e “contro ogni probabilità, l’Ucraina non è caduta ma vive e combatte”: “non ci arrenderemo mai”. E questo anche grazie al sostegno “essenziale” degli Stati Uniti: “Voglio ringraziare gli americani” e dire loro che gli aiuti concessi a Kiev “non sono beneficenza ma un investimento nella sicurezza globale e nella democrazia”. Quando in Italia sono, suppergiù, le 3:30 della notte, Volodymyr Zelensky evidentemente emozionato prende la parola al Congresso americano, dal quale è accolto con una standing ovation e una pioggia di applausi. “E’ troppo per me”, dice ringraziando i senatori repubblicani e democratici, la Speaker della camera Nancy Pelosi e la vicepresidente Kamala Harris. “Il prossimo anno sarà critico”, ammette Zelensky con il Congresso. “Potete velocizzare la nostra vittoria”, aggiunge riferendosi indirettamente agli aiuti che sono in corso di valutazione e che incontrano lo scetticismo di alcuni repubblicani.

Il presidente ucraino parla della Russia come uno “stato terrorista” che va ritenuto responsabile per la guerra: Mosca potrebbe fermare l’aggressione “se volesse”. Poi lancia un messaggio anche ai russi che, a suo avviso, saranno liberi “solo quando sconfiggeranno il Cremlino nelle loro menti. La tirannia russa ha perso il controllo su di noi. La lotta continua e dobbiamo sconfiggere il Cremlino sul campo di battaglia”, dice interrotto più volte dagli applausi. “Abbiamo l’artiglieria, grazie. E’ abbastanza? Onestamente no”, aggiunge fra qualche risata. Zelensky quindi cita la Seconda guerra mondiale, l’offensiva delle Ardenne e Franklyn Delano Roosevelt per spiegare la resilienza del suo popolo e ringraziare gli americani. “La vittoria dell’Ucraina sarà anche la vittoria dell’America”, osserva menzionando la sua proposta di una formula di pace già presentata al G20.

“Fra pochi giorni è Natale. In Ucraina lo celebreremo anche a lume di candela, e non per romanticismo. Non abbiamo l’elettricità e molti non hanno l’acqua. Ma non ci lamentiamo. La luce della nostra fede illuminerà il Natale”, osserva Zelensky ribadendo che quello che milioni di ucraini si augurano in questo momento è “la vittoria, solo la vittoria”. Il presidente quindi augura a tutti “buon Natale e un buon anno nuovo vittorioso”, prima di regalare al Congresso una bandiera ucraina che sbandierava a Bakhumt firmata dalle forze di Kiev. Dall’America, Zelensky ha già ottenuto tanto, in aiuti militari e finanziamenti. Ma Kiev non si accontenta dei Patriot made in Usa. E così ecco il ministro degli Esteri ucraino Dmitry Kuleba dichiarare che la decisione della Casa Bianca di trasferire in territorio ucraino una batteria del sistema di difesa aerea Patriot consente anche ad altri alleati occidentali di fare altrettanto. La visita di Zelensky negli Stati Uniti è diventata non solo “l’evento numero uno” in America, ma anche nel mondo, ha scritto su Facebook. “Ma questa visita non è solo simbolica, ma garantisce decisioni concrete che rafforzano la difesa ucraina e aiuteranno a sconfiggere gli occupanti russi”.

“L’Ucraina riceverà presto la prima batteria di questi sistemi ultramoderni (Patriot, ndr), e questo è un livello completamente nuovo di sicurezza. Ancora più importante, questa decisione del presidente Biden apre le porte (all’arrivo, ndr) di altri Patriot”, ha sottolineato Kuleba. Un messaggio rivolto soprattutto all’Europa. Al momento, la cosa certa è che il summit Ue-Ucraina è stato confermato per il 3 febbraio ma non è detto che si tenga a Bruxelles. Lo precisa un alto funzionario europeo a conoscenza del dossier. Il summit si tiene ogni anno e nel 2021 era stato organizzato in Ucraina. Ma a ben vedere, per il presidente ucraino il viaggio a Washington non è stato tutto rose e fiori. A darne conto è il Washington Post. In sintesi, annota il WP, il presidente Zelensky e il presidente Biden hanno ancora obiettivi diversi. Per la Casa Bianca, l’obiettivo dell’incontro tra i due capi di Stato, era anche “sondare il pensiero di Zelensky sulla possibilità di un negoziato”.

Un alto funzionario dell’amministrazione Biden ha ribadito al Washington Post, la posizione secondo la quale “non spetta a noi dettare la linea sul negoziato, quando dovrebbe iniziare o quali dovrebbero essere le sue linee rosse”. Si tratta di decisioni che ha diritto di prendere Kiev, in quanto Paese aggredito. Ma secondo Ivo Daalder, ex ambasciatore degli Stati Uniti presso la Nato e ora presidente del Chicago Council on Global Affairs, “Biden rimane preoccupato di non spingersi troppo oltre, troppo in fretta, per paura di un’escalation”. Che finirebbe per dividere i Paesi Nato. E’ dunque una ragione politica alla base del rifiuto di Biden di fornire all’Ucraina missili a lungo raggio, in particolare del sistema missilistico tattico dell’esercito americano, ATACMS, ambito dai consiglieri militari di Zelensky. Il pericolo per Biden, rimarca il New York Times, è che la fornitura di questa tipologia di sistemi d’arma, così come gli M1 Abrams statunitensi, i tanks di nuova generazioni – peraltro difficili da mantenere ed estremamente complessi da utilizzare – possa, per l’appunto, finire per spaccare gli alleati Nato. Su questo c’è una concordanza di analisi tra i due autorevoli quotidiani Usa.

Ma tutto questo non ha posto un freno alla reazione di Mosca. Che si è spinta fino al turpiloquio. Commentando su Telegram il suo viaggio a Washington, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova ci è andata pesante: “L’approccio pseudodemocratico di Ue e Usa rafforza ulteriormente il senso di impunità di Kiev e spinge (il governo ucraino, ndr) a passi estremamente pericolosi con conseguenze imprevedibili”. Da qui gli improperi. Zelensky “non è solo il loro figlio di put***, ma è anche il loro strumento contro il nostro Paese”. Dietro tutto ciò la visita al fronte a Bakhmut del presidente ucraino, definita dal Cremlino “l’ennesimo evento di pubbliche relazioni”. Ma non finisce qui, perché la portavoce attacca anche gli Stati Uniti. Nel mirino l’incontro tra Zelensky e Joe Biden: “I colloqui hanno mostrato che l’Ucraina e gli Stati Uniti non cercano la pace, ma sono determinati a continuare le ostilità”.

In serata ci pensa lo zar a rimettere in riga i suoi sboccati collaboratori. con una dichiarazione volutamente ambigua: “Il nostro obiettivo non è far girare questo volano del conflitto militare, ma, al contrario, porre fine a questa guerra, stiamo mirando a questo e continueremo a mirare a questo”. dichiara Putin, ripreso dall’agenzia Interfax. “Prima finisce, meglio è”, ha detto. Secondo Putin, “prima i nostri avversari si renderanno conto che è necessario trattare, meglio sarà”.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.