Israele avvia una nuova fase dell’operazione via terra su Gaza City: evacuazioni, ingressi di colonne corazzate e richiamo di 60mila riservisti. Ad annunciarlo nelle scorse ore il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), il generale di brigata Effie Defrin: “Abbiamo avviato le operazioni preliminari e le prime fasi dell’attacco: le nostre forze controllano già la periferia” di Gaza City, le sue parole in un comunicato ufficiale citato dai media internazionali.

“Hamas malconcio”

Secondo Defrin “ormai Hamas è ridotto a un gruppo di guerriglia malconcio”. L’obiettivo è quello di colpire “ancora più in profondità nella città di Gaza, una roccaforte del terrore. Aumenteremo i colpi inferti all’infrastruttura del terrore sopra e sotto terra e interromperemo la dipendenza della popolazione da Hamas”, ha proseguito il portavoce. Anche il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parla di un’azione imminente sottolineando di aver dato istruzioni all’esercito di “abbreviare i tempi per la conquista delle ultime roccaforti del terrore e per la sconfitta di Hamas”.

Le divisioni: il no alla leva degli ultraortodossi

La nuova azione militare richiede la mobilitazione di 130 mila riservisti, tra loro 60 mila hanno già ricevuto i messaggi di richiamo e lo Stato Maggiore calcola che gli scontri potrebbero andare avanti per mesi. Una situazione che alimenta anche lo scontro interno a Tel Aviv con migliaia di ultraortodossi – i cui partiti sostengono Netanyahu – che protestano contro il tentativo di arruolarli per il servizio di leva obbligatorio e già lo scorso giugno avevano minacciato di far cadere il governo.

L’opposizione di Bibi vuole l’accordo

Equilibri precari per Bibi che dall’altro lato si ritrova il leader dell’opposizione Yair Lapid che assicura il sostegno del suo partito Yesh Atid a qualsiasi accordo per la tregua a Gaza che riporti a casa gli ostaggi. Per Lapid, i 24 voti del partito centrista dovrebbero servire a neutralizzare l’opposizione dei partiti di estrema destra, alleati di governo di Netanyahu, contrari a qualsiasi intesa per un cessate il fuoco. “Ricordo a Netanyahu che ho una rete di sicurezza di 24 voti per qualsiasi accordo sugli ostaggi. Non ha nemmeno bisogno di dare nulla in cambio, basta riportarli a casa”, ha scritto il leader dell’opposizione su X.

L’approvazione del piano di occupazione di Gaza City e le prime operazioni militari da parte dell’Idf avvengono dopo la proposta di Hamas, appoggiata dai mediatori Egitto e Qatar, per un accordo parziale che prevede il rilascio di 10 ostaggi vivi e un cessate il fuoco di 60 giorni. Il governo Netanyahu deve ancora dare una risposta formale a questa proposta ma l’operazione odierna cristallizza la volontà di andare avanti.

Operazione che arriva dopo che il governo Netanyahu ha approvato ieri il progetto E1: un maxi-insediamento tra Gerusalemme e Ma’ale Adumim.

 

 

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