Checco Zalone ha presentato al Festival di Sanremo una favola in versione Lgbtq+. Anti-omofoba, anti-ipocrisia. La favola di una Cenerentola trans, Oreste do Brasil, del Principe di Calabria e di suo padre il Re. Il tutto in prima serata, con allusioni anche forti, momenti irresistibili, passaggi un po’ deboli, sul palco dell’Ariston alla 72esima edizione. Era la prima volta dell’attore e comico e autore pugliese alla kermesse.

“Esiste l’amore, non fatto di uomo e donna, Amadeus o altri feticismi, ma un amore universale”, l’introduzione. “Una storia che possiamo definire Lgbtq”, ha aggiunto, ambientata in Calabria. Leggio, Amadeus come narratore, l’ironia graffiante, il paradosso, una volgarità leggera a chiudere il tutto con una versione rivista e rivisitata di Almeno tu nell’universo di Mia Martini. Le reazioni divise a metà: entusiasmo e indignazione.

“C’era una volta in un calabro villaggio, un vecchio re che viveva un gran disagio”. Il regnante era disperato perché il figlio a 40 anni non aveva ancora una moglie. “Papino beddu, non punirme c’a frusta. Non trovai a chidda giusta”, rispondeva Zalone in calabrese. Il vecchio Re pensò di dare un ballo al castello con mille donne per trovare una compagna al suo erede. “Femmine calabre di tutto il regno, il re vi dona un sogno. Al gran ballo tutte v’aspetta, m’arraccumannu a’ ceretta”.

Il “candido” Oreste al caldo del fuoco sognava di partecipare al ballo ma non era depilato. Quando Fiorenza, “la Fata di Cosenza”, apparve risolvendo il problema. Oreste poteva così partecipare al ballo ma a patto di tornare entro mezzanotte altrimenti sarebbero ricresciuti i peli e il pomo d’Adamo. Il principe al ballo, che era “mesto e avvilito”, si innamorò proprio di Oreste do Brasil. I due ballarono la samba mentre tutti li guardavano con invidia.

Il tempo però era volato ed erano già le 11:58. Oreste do Brasil lasciò al principe solo una calzatura di misura 48. Il Re era stupito da quella scarpa. E quando Oreste reclamò la calzatura ebbe uno scatto di omofobia: “C’ho un figlio pervertito!”. E il trans rispondeva svelando l’ipocrisia: “Scusa tanto Re indignado, ma mi sa che ti ho sgamato: sei un cliente affezionato. Che arriva mascherato nella strada fredda e buia e che ci piace con la nduja”.

Il principe disperato decise di ammazzarsi ma Oreste lo salvava e gli cantava una canzone. A chiudere lo sketch la cover di Almeno tu nell’universo di Mia Martini: “Io mo sarei il diverso? Che ipocrisia nell’universo”. Piccolo inciampo, un filo populista e anche incoerente: il riferimento gratuito a Lapo Elkann. E l’equazione tra trans e prostitute.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.