Il microbiologo Andrea Crisanti e il sociologo Luca Ricolfi sono stati tra i protagonisti di un incontro organizzato dall’Università Europea di Roma, dal titolo: “Diritti fondamentali e pandemia”. Moderati dalla firma de Il Giornale, Stefano Zurlo, si sono alternati gli interventi del professor Giuseppe Valditara, Ordinario di Diritto privato Romano presso l’Università degli Studi di Torino; la professoressa Ida Nicotra, Ordinaria di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi di Catania; il professor Filippo Vari, Ordinario di Diritto Costituzionale dell’Università Europea di Roma. I lavori sono stati conclusi da una considerazione generale pronunciata dalla professoressa Loredana Giani, Ordinaria di Diritto Amministrativo dell’Università Europea di Roma.

Il tema è quello più centrale e urgente: la pandemia di Coronavirus 19 è stata una sfida enorme per la Costituzione italiana. Ad aprire i lavori del convegno è stato il Rettore dell’ateneo il Prof. Padre Pedro Barrajòn, L.C. che ha dichiarato: “Parte della missione dell’Università è la lettura ad ampio raggio di fenomeni sociali, culturali, politici, economici e sanitari. È legittimo, quindi, porsi la domanda su come poter garantire agli individui tutta la rosa dei diritti umani; sono sicuro – ha concluso Barrajòn – che i relatori del convegno daranno una grande luce e offriranno alle autorità competenti scelte che dovranno tutelare sia la salute di tutti sia gli altri diritti, che nel loro insieme, garantiscono il bene comune”.

Con la pandemia la protezione dei diritti fondamentali nel nostro ordinamento è stata sottoposta a un esame test durissimo. “Con soddisfazione possiamo affermare che, ancora una volta, la Carta fondamentale, nella sua parte di principi e diritti, ha dimostrato una straordinaria attualità”, ha tra l’altro detto – da costituzionalista – il prof. Filippo Vari.

Ci vuole una doppia attenzione: a valutare l’efficacia dei vaccini in funzione delle mutazioni del virus, una variabile indipendente che la politica finge di non vedere”, ha detto Crisanti, che si è detto scettico sul procrastinarsi dello stato d’emergenza: “Non serve, come non serve il Green Pass, Serve razionalizzare il quadro, rendere il vaccino obbligatorio e usare la programmazione sanitaria un po’ meglio di come fatto finora. Soprattutto all’inizio è stata disastrosa”. Si è detto d’accordo il sociologo Ricolfi: “Quanti morti ci saremmo risparmiati, se alla prima ondata fossimo arrivati con un po’ di preparazione strutturale e infrastrutturale in più? L’esperienza della Regione Marche con la ventilazione forzata nelle scuole ha confermato che si sarebbe potuto agire più velocemente e con risultati assai migliori. Infine, l’analisi dei dati langue ancora, ed è un vulnus culturale del Paese”.

Così come ha teso a sottolineare la giurista Ida Nicotra: “L’emergenza ha messo a nudo la debolezza di un meccanismo che non è pensato per reazioni rapide. La politica si deve interrogare a fondo”, il suo monito. La professoressa Giani ha concluso: “Le misure adottate hanno avuto l’obiettivo di proteggere non solo la salute, ma la vita delle persone e, più in generale, la tenuta del sistema. Ma senza amministratori competenti, non si va da nessuna parte. Per occuparsi di sanità è necessario anche cambiare prospettiva sul bilancio in quanto il bilancio pubblico è la sede strategica delle scelte politiche”. La missione dell’Università Europea di Roma, impegnata in una serie di riflessioni sulle criticità e le opportunità aperte da questa fase inedita della vita pubblica, è quella di far emergere la necessità di formare una nuova classe dirigente, a partire dai dipartimenti giuridici ed economici dell’ateneo.

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