Infrastrutture, ZES Unica, investimenti e governance
La visione di Sbarra per per rendere il Mezzogiorno ponte tra Europa e Sud globale: “Vanno azionate ‘quattro leve’ per arginare ostacoli e fuga cervelli”
L’intervista al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Sud
Il Mezzogiorno non è più una periferia dimenticata, ma un nodo strategico della politica industriale ed economica italiana. Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Sud, Luigi Sbarra, racconta il piano del Governo per valorizzare il potenziale del Meridione, puntando su risorse storiche, attrattività degli investimenti e centralità geopolitica.
Sottosegretario, le deleghe assegnate le danno un ampio potere strutturale per il rilancio del Mezzogiorno. Qual è la sua strategia?
«È fondamentale consolidare e rafforzare lo sviluppo del Mezzogiorno, includendolo maggiormente nelle dinamiche di crescita nazionali ed europee. È necessario concentrare l’attenzione su innovazione, competenze, infrastrutture e qualità dei servizi pubblici, con l’obiettivo di potenziare l’efficacia delle misure già operative e di introdurne di nuove per rispondere alle tante sfide che il Paese ha davanti. La strategia del Governo al Sud è di rilanciare l’intero tessuto produttivo e l’occupazione. Inoltre, va considerato che il Mezzogiorno, nella nuova prospettiva geopolitica ed economica, è un’area di cruciale importanza strategica: esso rappresenta la testa di ponte tra l’Europa e il Sud Globale».
Il Mezzogiorno non è più la Cenerentola d’Italia. Come spiega questa importante inversione di tendenza?
«Negli ultimi tre anni, coincidenti con l’esperienza del Governo Meloni, le dinamiche di crescita e di sviluppo del Sud sono assolutamente positive e lo dimostrano i dati Istat e Svimez. L’occupazione nel Mezzogiorno, ad esempio, cresce in valori assoluti più che nel resto del Paese. C’è stata una ripartenza degli investimenti, grazie anche all’effetto leva esercitato dalle risorse del PNRR e dalla ZES Unica, che hanno determinato un clima di maggiore fiducia negli operatori economici. Inoltre il PIL aumenta più della media nazionale».
È ora fondamentale consolidare questa traiettoria, colmando i divari storici e valorizzando le opportunità disponibili.
«Il Governo sta rivolgendo una seria attenzione nei confronti del Mezzogiorno, concentrando politiche, risorse e strumenti finalizzati a colmare divari storici e ad accompagnare l’area in una traiettoria di sviluppo strutturale e duraturo.
Una grande opportunità è rappresentata anche dal Piano Mattei e dagli accordi multilaterali che il Governo sta sottoscrivendo con diversi Paesi del continente africano. Tutto questo candida il Sud a diventare un grande hub energetico, industriale, logistico e commerciale».
Quali sono a suo giudizio le potenzialità strategiche del Sud sulle quali puntare per consolidare questa crescita?
«Il Sud deve azionare ‘quattro leve’: innanzitutto rafforzare ulteriormente e dare continuità a una visione sistemica, strutturata e di lungo periodo che comprenda Sud, macro-area Paese ed Europa. Il Mezzogiorno va considerato a pieno titolo un attore centrale nelle dinamiche euro-mediterranee, soprattutto nel quadro dei nuovi scenari geopolitici. Poi assicurare risorse adeguate, come sta già facendo il Governo, e accelerarne l’utilizzo effettivo. Oggi il Sud può contare su una dotazione senza precedenti: circa 80 miliardi di euro del PNRR e 40 miliardi previsti dagli Accordi di Coesione, oltre ad altri strumenti di politica di sviluppo. Risorse da trasformare rapidamente in iniziative concrete, assicurando tempi certi di attuazione. Inoltre aumentare il grado di attrattività degli investimenti e valorizzare pienamente il tessuto imprenditoriale già presente. L’obiettivo è favorire l’evoluzione delle filiere produttive esistenti verso modelli più integrati, innovativi e orientati all’export, capaci di generare occupazione qualificata. Infine responsabilizzare tutti i soggetti, pubblici e privati, chiamati a gestire le risorse affinché lo facciano nel migliore dei modi. È necessario assicurare una governance trasparente con un monitoraggio costante dell’attuazione degli interventi e una rigorosa valutazione dei loro effetti, in particolare in termini di occupazione generata e crescita economica attivata».
E quali sono gli ostacoli al suo processo di sviluppo?
«Nel Mezzogiorno vi sono ancora fragilità strutturali che ne limitano la piena valorizzazione. Le imprese sono mediamente più piccole e necessitano di supporto per diventare più produttive, digitalizzate e aperte al contesto internazionale. Inoltre, rimangono forti criticità sul fronte della formazione e delle competenze e serve arginare la fuga di giovani qualificati».
Quali sono i vantaggi della ZES Unica?
«La costituzione di un’unica ZES è un passo in avanti concreto verso il rilancio del sistema economico e produttivo in linea anche con gli obiettivi del PNRR. Con tale strumento, il Governo ha messo a terra una strategia unitaria e di ampio respiro, pur tenendo conto delle diversità territoriali. Tra le misure già operative, si segnala la spinta generata dal credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali che ha rappresentato un importante fattore di accelerazione. ZES Unica vuol dire più occasioni di lavoro per i giovani, semplificazioni amministrative, più incentivi ed opportunità per investitori e imprenditori, anche grazie all’operatività dello sportello unico ZES che consente di velocizzare autorizzazioni e procedure».
Le cito tre macroaree. Le chiedo per ognuna di queste una considerazione e, insieme, la visione: mare e porti.
«Fondamentale sostenere l’economia del mare e il sistema portuale del Mezzogiorno per la sua rilevanza nazionale e internazionale. La strategia è quella di un Meridione che, attraverso la valorizzazione e il potenziamento della logistica portuale e retroportuale, rafforzi il proprio ruolo nei flussi commerciali globali, affermandosi come piattaforma logistica del Paese nel Mediterraneo. È anche in quest’ottica che si inserisce la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, il cui progetto definitivo è stato approvato dal CIPESS».
Attrazione investimenti
«Su questo tema lo strumento principale, come detto, è la ZES Unica. Le aziende già operative e quelle che si insedieranno hanno possibilità di beneficiare di speciali condizioni in relazione agli investimenti e alle attività di sviluppo d’impresa».
Giovani e formazione
«Il Mezzogiorno dispone di energie e talenti su cui investire in modo strutturale. Occorre costruire le condizioni che consentano ai giovani di restare nei propri territori, formarsi, lavorare e progettare il proprio futuro».
Cosa rappresenta l’istituzione di una cabina di regia interministeriale per il Sud da lei presieduta?
«La cabina di regia è una novità significativa voluta dal Presidente Meloni. Essa servirà a promuovere, monitorare e coordinare le strategie, le politiche, gli interventi e le iniziative dei Ministeri in materia di politiche per il Sud. Tutto questo riveste un’importanza notevole per la creazione di una visione strategica unitaria, coordinata, strutturale e di lungo periodo».
Lei è calabrese, una regione a cui è molto legato e che conosce molto bene. La Calabria è ancora la maglia nera d’Italia (e d’Europa)?
«La Calabria, al pari delle altre Regioni italiane, sconta ritardi e divari notevoli che sono da attribuire a debolezze strutturali, ma è innegabile che negli ultimi anni c’è stata una ripresa economica e occupazionale».
Che ne pensa della vicenda Occhiuto?
«Il Presidente Occhiuto, giustamente preoccupato per un rallentamento della sua azione politica sul versante burocratico e amministrativo e per il rischio di un possibile sfilacciamento dei rapporti politici, con coraggio e senso di responsabilità ha restituito il mandato ai calabresi».
Il Mezzogiorno esporta diverse eccellenze italiane nel mondo. Quali sono i prodotti/categorie sui quali i dazi avranno maggiore impatto?
«Ogni misura protezionistica ha ricadute sulle filiere produttive in Europa e in Italia. Al Sud, i settori che rischiano di risentire maggiormente dei dazi sono, in primis, l’agroalimentare e l’automotive, ma anche il settore chimico-farmaceutico. Per questo è fondamentale monitorare con attenzione l’evoluzione del confronto tra USA e UE per individuare le produzioni che entreranno nella lista delle esenzioni. Ciò consentirà di valutare tempestivamente gli effetti concreti sul tessuto produttivo meridionale, adottando strumenti di tutela e accompagnamento per le imprese coinvolte».
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