In questi giorni si parla e si legge tanto di turismo e di turisti. A seconda delle fonti l’Italia passa dall’essere la seconda meta europea scelta sulle principali piattaforme online (Ministero del Turismo, 13 agosto), alla crisi che spinge quasi 9 milioni di italiani a non andare in vacanza (La Repubblica, 11 luglio) fino ai 20 milioni di italiani che comunque vanno in vacanza ad agosto (Coldiretti, 11 agosto). Non dimentichiamoci la battaglia tra il sold-out mancato con un calo medio del 15% e le ormai famose Versilia e Sardegna lontane dai volumi degli ultimi anni (Federalberghi, 12 agosto), e l’approccio “non è un calo, ma neanche un successo” (Santanchè, 12 agosto).

Il premio per il miglior contenuto sul turismo italiano di quest’anno va comunque al primo ministro albanese, Edi Rama, che ha paragonato ironicamente i turisti italiani che quest’anno hanno scelto di fare le vacanze in Albania ai migranti che dall’Albania arrivarono in Italia ormai trent’anni fa. Nulla poteva essere più GenZ di un meme così.

Insomma, a quanto pare, l’estate italiana non è un successo ma neanche un dramma, magari la Versilia non è piena perché molti sono andati in Albania e comunque un numero che va da 5 a 15 milioni è rimasto a casa: la solita confusione. La verità è che per avere dati certi su com’è andato il turismo interno bisognerà attendere mesi: nel frattempo, qualsiasi cosa detta o scritta potrà essere completamente vera o falsa.

In questa confusione vogliamo dare anche noi il nostro contributo: ma i ragazzi, quest’anno, sono andati in vacanza? E se sì, dove? Il turismo giovanile è una leva importante: per il PIL, per l’attrattività del sistema Paese, per il suo futuro e il suo sviluppo, per l’occupazione, e non per ultimo per la formazione dei ragazzi. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo il turismo giovanile crescerà del 5% nel 2023, più velocemente del turismo generale che crescerà del 4%, con circa 400 milioni di giovani viaggiatori. Secondo l’Ente Nazionale Italiano per il Turismo, invece, nel 2022 i ragazzi italiani hanno speso circa 12 miliardi di euro in viaggi. Cifre importanti per un settore che sicuramente non vedrà il suo anno migliore nel 2023.

Già, perché anche in assenza di dati ufficiali, sono tanti i ragazzi che quest’anno non sono potuti partire. È l’effetto della crisi economica che ha colpito molte famiglie: ormai da mesi la famiglia media ha dovuto affrontare rate del mutuo raddoppiate o quasi, una spesa che dura tre settimane e non più quattro, bollette di casa con costi esorbitanti, così spesso l’unico modo per farcela è tagliare le spese considerate superflue. Tra cui, ahimè, anche le vacanze dei propri figli adolescenti.

C’è poi l’effetto rincaro dei prezzi: anche chi ha permesso ai figli di poter andare in vacanza coi propri amici, ha dovuto fronteggiare un aumento che non ha escluso neanche le mete classiche dei giovani italiani. La costa romagnola, il sud della Puglia, la Calabria, per non parlare di Sicilia e Sardegna: erano queste le mete principali scelte dai ragazzi in Italia fino allo scorso anno, e che quest’anno hanno visto aumenti che hanno sfiorato anche il 30%. Per non parlare dei costi dei voli, che hanno addirittura spinto il Governo a inserire una norma (discussa tanto quanto i numeri del turismo in Italia di cui sopra) nell’ultimo decreto per cercare di porre un freno.

Ed è un peccato perché così si favoriscono mete estere che a parità di servizi per ragazzi costano a volte anche la metà. Grecia, Albania, Croazia, Spagna ma perfino l’Indonesia: queste erano le principali offerte sui maggiori siti fino a pochi giorni fa. Offerte che spesso hanno prezzi più bassi del 40% rispetto alle località italiane. Così basta aprire TikTok per scoprire che, nonostante l’ingresso nell’euro e il vertiginoso e improvviso aumento dei prezzi che la Croazia ha vissuto a inizio anno (ci siamo passati anche noi, amici croati, tranquilli: poi peggiora), le coste adriatiche sono piene di nostri ragazzi, ma dalla parte opposta a quelle romagnole. O aprire Instagram per vedere come gli hashtag su isole greche come Santorini e Mykonos sono nettamente di più rispetto a quelli di Gallipoli o di San Teodoro.

Sembra una banalità, e so che qualcuno dirà che non possiamo ridurre tutto a un “balletto su TikTok”: ma è altrettanto una banalità affermare che su TikTok si trovano solo balletti. In realtà possiamo trovare le recensioni più sincere e oneste su alberghi, voli, stazioni, hotel, mete turistiche. Racconti di esperienze, ristoranti, cose da fare e cose da evitare. Tutto raccontato in prima persona da ragazzi che quell’esperienza o quel ristorante le hanno provate davvero, e che in maniera spontanea e del tutto gratuita (non influencer ma ragazzi, appunto) lo raccontano sui social. Il più delle volte facendo la miglior pubblicità che un paese o una destinazione potessero desiderare.

È sempre grazie ai social, peraltro, che gran parte della Generazione Z estera, soprattutto US, sta venendo in Italia per scoprire non solo le mete classiche (Firenze e Roma su tutte) ma anche piccole gemme magari sconosciute all’estero: le colline toscane, i sassi di Matera, il Lago di Garda e le ben più note Cinque Terre. È parte dell’esperienza che cerca oggi la Generazione Z: non solo turismo mainstream, ma esperienze vere, locali, sincere, da raccontare e condividere sui social in maniera naturale, vicine a valori come l’attenzione per l’ambiente e soprattutto che non costino come un resort a sette stelle alle Maldive.

Perché fin quando per un diciottenne una settimana in Indonesia costerà quanto o poco più di una settimana in Italia, allora l’Italia avrà un problema col turismo giovanile. Open to Meraviglia, magari, ma close to giovani.