“Non siamo pronti né ad un attacco russo né ad un attacco di un’altra nazione, lo dico da più tempo”. Parole chiare quelle del ministro della Difesa Guido Crosetto che ribadisce, ancora una volta, la linea del governo Meloni sull’invio di soldati in Ucraina. “Penso che abbiamo il compito di mettere questo Paese nella condizione di difendersi se qualche pazzo decidesse di attaccarci: non dico Putin, dico chiunque” ma la strada è ancora lunga, l’Italia non è pronta “perché non abbiamo investito più in difesa negli ultimi vent’anni e quindi i vent’anni non si recuperano in un anno o in due anni”.

Parole che arrivano a margine della conferenza stampa di presentazione dei risultati del “Tour Mondiale Vespucci e Villaggio Italia 2023-2025” a Roma. Crosetto ha ricordato che l’Italia è “tra i primi contributori in assoluto nella Nato sul fianco Est e abbiamo anche il fianco Sud. Noi come sentinelle dell’Est abbiamo già degli F-35, degli Eurofighter, oltre 2 mila soldati”, ha sottolineato il ministro. “Il contributo che abbiamo dato finora è abbastanza, se poi dovremo incrementarlo, e ci verrà formalmente chiesto, allora decideremo”.

L’operazione Sentinella dell’Est

Proprio i due caccia Eurofighter dovrebbero partecipare all’operazione Nato denominata “Sentinella dell’Est” nata dopo la violazione dello spazio aereo avvenuta in Polonia da parte dei droni russi. La decisione, anticipata dal Corriere e confermata da fonti di governo all’Ansa, dovrebbe essere formalizzata e comunicata giovedì prossimo (18 settembre) al termine di una riunione tra il comando Nato e i membri dell’Alleanza. L’Italia dunque affiancherà Francia, Germania, Danimarca e Regno Unito nell’operazione militare che mira a sorvegliare i confini di Polonia, Romania e Paesi baltici o che si trovano in zone sottoposte a possibili incidenti, come avvenuto la settimana scorsa, con mezzi militari russi.

Putin: “Nato già in guerra contro Russia”

Intanto per Putin la Nato è “di fatto già in guerra” contro la Russia. A riferirlo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che nella sua conferenza stampa quotidiana ha ammesso lo stato di stallo delle trattative per una tregua in Ucraina, tornando poi ad accusare, come sempre accade, Kiev e i Paesi europei di ostacolarne il raggiungimento. La retorica russa è tutta fantasia e menzogna: “Mosca mantiene la disponibilità a una risoluzione pacifica della questione ucraina ma Kiev rallenta artificialmente il processo”. Poi le accuse all’Ucraina nel “non mostrare flessibilità né disponibilità a un serio confronto sulla risoluzione” del conflitto e di chiedere un incontro immediato con Putin per “mirare a un effetto emotivo”. Per Peskov “gli europei ostacolano la risoluzione pacifica in Ucraina, non volendo considerare le cause principali della crisi”.

Trump e la solita retorica

Retoriche anche le parole di Donald Trump che da quando ha vinto le elezioni negli Stati Uniti ha deciso di impegnarsi part-time per risolvere il conflitto. Ad oggi gli annunci del presidente americano di far finire la guerra restano tali, nonostante siano passati mesi. “L’odio tra Zelensky e Putin è insondabile” ha ricordato Trump ieri ai giornalisti, “penso che dovrò parlare io, non sono in grado di parlare tra loro”.

Sulla vicenda è intervenuto lo stesso Crosetto: “Sono mesi che parliamo di possibilità di tregua” ma “sono aumentati esponenzialmente gli attacchi su Kiev, sull’Ucraina, sui civili, sugli ospedali, sulle centrali elettriche ucraine. Penso che ci sia un enorme bisogno di trovare nuove vie di impegno per cercare la pace e la tregua: non so quali, so che abbiamo la necessità di provare tutte quelle possibili e immaginabili”.

 

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