Capisci che qualcosa si è rotto, nel mondo, quando il compagno di scompartimento appena conosciuto attacca con Gaza e tu lo lasci dire, è troppo furibondo per ragionarci, ma più lo lasci dire e più il fiume rompe gli argini, i bambini uccisi, tutti bambini, tutti uccisi uno per uno, la strage ordinata dal novello Erode, le madri senza il pane, il sadico ricatto della fame, la storia rovesciata, Hitler a Tel Aviv, i nazisti che fanno il tiro a segno sulle folle, eccetera, eccetera, nulla di nuovo insomma, e invece tra uno snack e l’altro ecco che arriva infine il punto di rottura, lo spezzarsi dell’ordine mentale se non mondiale, e accade all’improvviso, quando tu evidentemente tradisci negli occhi, in una piega rapida delle labbra, in un gesto tenue delle mani, ma tradisci quel che pensi della sua filippica e capisci che lui lo coglie all’istante, se ne accorge da un dettaglio fisiognomico e tu pensi quanto si sia alzata l’asticella della sensibilità, la potenza dei segni minimi, certo basta questo, basta e avanza perché lui, lo sconosciuto seduto davanti a te, ti fissi non più benevolmente, non più sicuro che tu condivida per filo e per segno le sue certezze, no, ora ha capito, si interrompe, ti guarda, di colpo l’espressione è mutata, la fiducia si trasforma in diffidenza, la diffidenza in incredulità, l’incredulità in indignazione, ti guarda torvo, ti fissa cupo, e dice: “Perché? Non sei d’accordo?”, soltanto questo, parole come lame affilate, si è reso conto che anche tu sei un nazista, una camicia bruna, una spia del Mossad, comunque un nemico, il sospetto non chiede conferme e tu rabbrividisci pensando al sospetto che divorò milioni di persone novant’anni fa, lui sarebbe pronto a denunciarti alle autorità se ce ne fossero, con quella domanda a bruciapelo ti ha smascherato: “Perché? Non sei d’accordo?”.