La seconda parte
Non solo Iron Dome: così Israele si protegge dalle insidie dei cieli. Analisi delle risorse militari dello Stato ebraico

I sistemi antimissile
Attualmente, Israele dispone di cinque principali sistemi missilistici operativi: Iron Dome, David’s Sling, Arrow 2, Arrow 3 e il sistema americano THAAD, quest’ultimo recentemente schierato dagli Stati Uniti per rafforzare ulteriormente la difesa israeliana. Ciascun sistema è calibrato per intercettare minacce aeree, creando una barriera che consente una risposta flessibile a una vasta gamma di vettori offensivi, dai razzi di corto raggio ai missili balistici intercontinentali. Secondo fonti militari, Israele avrebbe di nuovo impiegato tutte queste risorse il 1° ottobre 2024, quando ha dovuto respingere un nuovo massiccio attacco missilistico dall’Iran, composto da oltre 180 missili. Alcuni hanno comunque colpito il territorio israeliano, sebbene l’IDF abbia rivendicato l’intercettazione del 99% dei proiettili iraniani lanciati nell’offensiva del 13 aprile. Tuttavia, il sistema di difesa non è impenetrabile. Il 13 ottobre, un drone lanciato da Hezbollah ha colpito una base militare israeliana nel nord del Paese, uccidendo quattro soldati e ferendone decine.
Iron Dome: lo scudo più noto
Tra i sistemi impiegati, Iron Dome è il più conosciuto. Sviluppato da Rafael Advanced Defense Systems e Israel Aerospace Industries, con il sostegno degli Stati Uniti, è operativo dal 2011. Calibrato per contrastare razzi di corto raggio, granate di mortaio e proiettili d’artiglieria, funziona in un raggio compreso tra i 4 e i 70 chilometri. Ogni batteria Iron Dome è composta da tre o quattro lanciatori, con 20 missili intercettori ciascuno. Il sistema, dotato di radar, calcola quali tra i razzi in arrivo rappresentano una minaccia per aree popolate e li abbatte, lasciando che gli altri cadano in aree disabitate. Secondo l’IDF, il sistema ha un tasso di successo del 90%. Ogni missile Tamir, utilizzato per l’intercettazione, ha un costo stimato di circa 50.000 dollari. Iron Dome è stato ampiamente utilizzato durante i numerosi attacchi provenienti dalla Striscia di Gaza, in particolare dal 2023 in avanti.
David’s Sling: la fionda per minacce più distanti
David’s Sling (la “fionda di Davide”) è progettato per contrastare razzi a lungo raggio, missili da crociera e missili balistici a medio e lungo raggio fino a 300 km. Nato da una collaborazione tra Rafael e l’americana Raytheon, è entrato in servizio nel 2017. Il sistema utilizza il missile “Stunner”, dal costo stimato intorno al milione di dollari ciascuno. Come Iron Dome, seleziona solo le minacce dirette verso centri abitati. Entrambi i sistemi sono anche in grado di neutralizzare droni e aerei nemici.
Arrow 2 e Arrow 3: la barriera contro i missili balistici
Arrow 2, operativo dal 2000, è stato sviluppato dopo la Guerra del Golfo del 1991, quando l’Iraq lanciò decine di missili contro Israele. Il sistema è progettato per colpire missili balistici a corto e medio raggio, mentre transitano nella parte superiore dell’atmosfera. È in grado di individuare missili fino a 500 km di distanza e di colpirli entro un raggio massimo di 100 km. Ogni missile viaggia a una velocità nove volte superiore a quella del suono e il sistema può ingaggiare simultaneamente fino a 14 bersagli.Arrow 3, invece, è stato sviluppato per contrastare missili balistici a lungo raggio nella fase più alta della loro traiettoria, addirittura fuori dall’atmosfera terrestre. Il sistema ha una portata di circa 2.400 km ed è stato utilizzato per intercettare un missile lanciato dai ribelli Houthi verso la città costiera di Eilat nel 2023. Progettato da Israel Aerospace Industries, con il supporto dell’americana Boeing, Arrow 3 rappresenta il vertice più avanzato della difesa israeliana.
THAAD: l’ombrello americano
In risposta agli attacchi iraniani dell’autunno 2024, gli Stati Uniti hanno deciso di rafforzare le difese israeliane dispiegando un sistema THAAD (Terminal High-Altitude Area Defense). Questo sistema intercetta missili nella fase terminale del volo, sia all’interno sia all’esterno dell’atmosfera, con un raggio d’azione compreso tra i 150 e i 200 km. Ogni batteria è composta da sei lanciatori automontati, con otto missili ciascuno, un radar avanzato installato su un mezzo mobile e una centrale di tiro e comunicazione, anch’essa autocarrata. Per la mobilità e l’operatività di ciascun sistema, sono sufficienti un centinaio di militari addestrati. Il THAAD è operativo nelle forze armate statunitensi dal 2015, ed è stato venduto anche all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti.
Un sistema in continua evoluzione
La crescente intensità degli scontri in Medio Oriente, unita all’evoluzione delle minacce – dai droni ai missili balistici intercontinentali – ha reso indispensabile un approccio integrato alla difesa aerea. Israele, con il sostegno degli Stati Uniti, continua a investire nella protezione del proprio spazio aereo, affinando una rete di difesa estremamente efficace.
In un’epoca in cui la guerra si combatte sempre più nei cieli e nello spazio cibernetico, il caso israeliano offre spunti anche per altri Paesi, alle prese con nuove minacce asimmetriche e ad alta tecnologia. E nella prossima e ultima parte, vedremo proprio come reagisce la comunità internazionale.
© Riproduzione riservata