Il duello
Lo spalla a spalla di Conte e Schlein nella sfida alle Europee. Malumori, trappole e leadership a rischio
In vista del voto per il rinnovo dell’Europarlamento di Bruxelles avanza l’ipotesi di uno scontro tra i due(litigiosi) leader dei maggiori partiti di opposizione
Pd e M5s sono uniti soltanto quando si tratta di scendere in piazza. Insieme alla manifestazione della Cgil del 7 ottobre scorso. Insieme, salvo ripensamenti dell’ultimo minuto, anche l’11 novembre all’evento del Pd in programma a Piazza del Popolo a Roma. Eppure Giuseppe Conte ed Elly Schlein sembrano destinati a convivere soltanto in piazza, nella protesta. Nei fatti la sfida è senza quartiere. Ne è la rappresentazione plastica l’ultimo battibecco tra i due leader del campo largo inesistente. Il tema è la guerra, in Ucraina e in Medio Oriente. Con Conte che ha sferzato Schlein: “Letta ha messo l’elmetto al Pd, ma Elly non ha avuto il coraggio di toglierlo”. Frase a cui è seguita la risposta sprezzante della segretaria: “Non mi interessa la competizione con gli altri partiti dell’opposizione per uno zero virgola nei sondaggi”. Un deterioramento continuo dei rapporti all’interno del fronte giallorosso, che proseguirà almeno fino al giorno successivo alle elezioni europee. Anzi, proprio in vista del voto per il rinnovo dell’Europarlamento di Bruxelles avanza l’ipotesi di una sfida diretta tra i due leader litigiosi dei maggiori partiti di opposizione. Il duello delle preferenze tra Schlein e Conte non è ancora un dato acquisito, ma non è neppure ascrivibile alla dimensione della fantapolitica. Sia al Nazareno sia al quartier generale dei Cinque Stelle in via di Campo Marzio se ne parla. La questione, al momento, è derubricata al livello di “tentazione”. Eppure lo scenario dello scontro diretto è sul tavolo.Se ne discute soprattutto nel Partito Democratico.
A maggior ragione dopo i rifiuti di candidature di peso collezionati da Schlein. Dai civici Lucia Annunziata e Cecilia Strada ai rodati “cacicchi” che rispondono ai nomi di Michele Emiliano e Stefano Bonaccini. Nessun esponente in grado di tirare la volata di consensi al Pd sembra intenzionato a mettersi in gioco nella corsa delle europee del 2024. Perciò Schlein e i suoi ci stanno pensando. “Sarebbe anche un modo per misurare le proporzioni dell’effetto Schlein”, dicono a mezza bocca tra i parlamentari dem. E c’è chi è convinto che una candidatura simbolica in prima persona in tutti e cinque i collegi possa aiutare a blindare la leadership della segretaria. Ma, come al solito da quelle parti, non manca chi propende per la discesa in campo per avere piuttosto un motivo in più per far traballare la segreteria del Pd. E infatti è proprio la paura di una trappola a spingere Schlein e i suoi fedelissimi a tentennare sulla candidatura della leader. Al Nazareno sono a mezz’aria tra la voglia di sfidare Conte e gli oppositori interni al Partito e la paura di un risultato negativo che tumulerebbe definitivamente l’esperienza della deputata italo-svizzera-statunitense al vertice del Pd. Ma, soprattutto, è la domanda che circola tra i dirigenti vicini alla leader, “qual è l’asticella da fissare per parlare di prova deludente alle europee?”.
Senza una candidatura di Schlein la soglia psicologica potrebbe aggirarsi intorno al 20%, ma anche qualche punto percentuale in meno, in linea con gli attuali sondaggi. Mentre è certo che una discesa in campo della leader per “tirare le liste del Pd”, inevitabilmente non farebbe altro che arrotondare per eccesso l’asticella al di sotto della quale sarebbe legittimo parlare di un flop. E le varie dissidenze interne sono già pronte a chiedere la testa di Schlein, tra “una riflessione profonda” e una rituale “analisi della sconfitta”. Però l’opzione della candidatura in tutti e cinque i collegi ancora è in piedi. A spingere Schlein verso la decisione di una sfida a viso aperto potrebbe essere una scelta analoga da parte di Conte. Anche nel M5s se ne parla. Nella truppa parlamentare grillina non si nascondono e ammettono che “ormai siamo il partito di Conte”. Il che significa che la possibilità per l’elettore di poter dare la sua preferenza all’ex premier rappresenterebbe senz’altro un valore aggiunto per la performance elettorale dei Cinque Stelle. Probabilmente, nel caso Conte decidesse di correre, ci sarebbe bisogno di una deroga allo Statuto del M5s. Ma questo problema potrebbe essere facilmente aggirabile grazie a un via libera concesso dal Garante Beppe Grillo. Inoltre, riflettono i pentastellati, un grande risultato del Movimento con Conte capolista alle europee sarebbe un passo in più verso il raggiungimento del traguardo agognato dal leader grillino. Ovvero quello di presentarsi agli elettori del centrosinistra come l’unica figura in grado di correre a livello nazionale come candidato premier in pectore. Ma anche nel M5s la riserva è tutt’altro che sciolta.
La preoccupazione principale nel campo stellato verte sulla serie storica di risultati negativi del Movimento alle elezioni europee. Un appuntamento cui, come alle regionali e alle amministrative, la forza politica fondata da Grillo ha sempre fatto fatica a sfondare. Insomma, si sta discutendo se vale la pena correre il rischio di attribuire un flop a Conte pur di tentare la spallata elettorale ai danni di Schlein. Un naufragio, quello della segretaria dem, che secondo l’avvocato di Volturara Appula e i suoi arriverà da solo prima o poi, senza necessariamente il bisogno di provocarlo con una sfida diretta. Intanto, goccia dopo goccia, gutta cavat lapidem, l’ex premier continua a irretire e a disorientare il Pd. Dai migranti ai conflitti in Israele e Ucraina, fino all’agenda sociale, è un continuo rilancio da parte di Conte nei confronti di Schlein. Manca solo la sfida diretta alle europee.
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