“Non c’è nessuna legge bavaglio”, ha detto ieri la senatrice di Italia viva Raffaella Paita, coordinatrice nazionale del partito, durante le dichiarazioni di voto alla Legge di delegazione europea, smorzando così le polemiche di chi da giorni evoca scenari da regime cileno sulla libertà di stampa con l’introduzione del divieto di pubblicare integralmente il contenuto delle ordinanze di custodia cautelare.

“Il racconto contenuto nelle ordinanze di custodia cautelare che finisce sui giornali costituisce il punto di vista dell’accusa – ha spiegato Paita – è una ricostruzione unilaterale che non tiene in conto la posizione della difesa”. La senatrice, a tal proposito, ha ricordato cosa avvenne quando venne coinvolta in procedimento penale, con il contenuto degli atti giudiziari interamente finito sui giornali.

“Il lavoro giornalistico non costituisca un copia-incolla ma la ricostruzione della verità. Non stiamo chiedendo alla stampa di non pubblicare le notizie, ma di pubblicare un racconto che tenga in conto accusa e difesa, perché il dibattimento nel momento della pubblicazione non sarà ancora iniziato, a garanzia del principio di innocenza e quello della separazione dei poteri. Esiste il diritto a conoscere ma esistono anche il diritto a tutelare le vite umane e il principio di verità”, ha poi aggiunto la coordinatrice di Italia Viva.

Concetto ribadito dal senatore Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia a Palazzo Madama, secondo cui  “il divieto di pubblicazione del testo dell’ordinanza di custodia cautelare era vigente fino al 2017 ma non aveva mai scatenato indignazione o dubbi di costituzionalità: non si comprende il clamore mediatico che si è voluto a tutti i costi creare, essendo una norma di buonsenso che ha il solo scopo di evitare che finiscano sui giornali le intercettazioni integrali riportate nell’ordinanza, danneggiando spesso irrimediabilmente l’immagine o la reputazione di chi, in quelle intercettazioni, è coinvolto o citato”.

La pubblicazione di virgolettati delle intercettazioni, va ricordato, è un fenomeno che non accade in nessun altro paese al mondo tranne l’Italia. Spesso i virgolettati contengono battute ironiche, doppi sensi, espressioni gergali, talora anche di cattivo gusto o addirittura scurrili, che decontestualizzati sono finalizzati solo alla pubblica denigrazione dei soggetti coinvolti.

“Questa norma non vieta affatto ai giornalisti di fare il loro lavoro, vieta solo il cosiddetto copia e incolla del provvedimento. Al giornalista non verrà vietato di parlare dell’ordinanza di custodia o dei suoi contenuti, di illustrarla anche nei dettagli, di commentarla, ma dovrà farlo mediante una parafrasi. I bravi giornalisti non avranno alcun problema ad assicurare la completa informazione dei lettori”.

“Probabilmente – ha aggiunto Zanettin – troveranno difficoltà i cosiddetti ‘velinari’ delle procure, quei giornalisti di cronaca che magari non posseggono una penna felice o una scrittura fluente, ma piuttosto sono adusi alle relazioni privilegiate con avvocati, uffici di Pg o di procura. Insomma, si mantiene il diritto di cronaca ma si cerca di evitare il voyeurismo giornalistico”.

Con questo provvedimento, passato con 93 voti, 29 contrati e 25 astenuti, l’Italia si uniforma ora al resto d’Europa dove da tempo vigono norme a tutela degli indagati in materia di pubblicazione degli atti giudiziari.

Scontate le polemiche della Federazione nazionale della stampa, secondo cui calerà il silenzio sul diritto dei cittadini ad essere pienamente informati. “Il fatto che la gente possa avere un’opinione propria e indipendente pare essere la cosa che preoccupa di più i garantisti di facciata. L’Europa chiede tante cose all’Italia: chiede misure contro le querele bavaglio, una governance Rai indipendente, retribuzioni adeguate per i giornalisti, eppure di tutte queste cose non c’è traccia nelle battaglie garantiste di politici che difendono il potere”, ha sottolineato Alessandra Costante, segretaria nazionale Fnsi, rinnovando l’appello al presidente della Repubblica a non firmare la legge.