Il Senato ha dato il via libera al disegno di legge che porta la firma di Carlo Nordio. Il testo del ministro della Giustizia contiene una serie di interventi in materia di modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento giudiziario e al codice dell’ordinamento militare. Sono stati registrati 104 voti a favore, 56 contrari e nessun astenuto. L’ok è arrivato non solo dai gruppi del centrodestra ma anche da Italia Viva e Azione. Le principali novità del ddl (che conta 9 articoli) riguardano l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio e la modifica della disciplina del reato di traffico di influenze illecite. Inoltre vengono introdotte misure volte al rafforzamento della tutela della libertà e della segretezza delle comunicazioni del difensore e la tutela del terzo estraneo in caso di intercettazioni. Ora il provvedimento passa all’esame della Camera. Nordio l’ha etichettato come «l’inizio della fine di un periodo oscuro per la giustizia italiana», visto che in passato sono finite sul banco dell’opinione pubblica persone completamente estranee alle indagini, «delegittimate, offese e compromesse nella loro carriera per ragioni che si sono rivelate infondate».

Francesco Paolo Sisto – viceministro della Giustizia – si è concentrato sulla necessità di ritornare alla buona amministrazione, di spendersi per un più fluido rapporto tra burocrazia e cittadini e di assicurare piena affermazione (in equilibrio tra loro) dei principi costituzionali di riservatezza e presunzione di non colpevolezza: «Siamo già a metà dell’opera. Stiamo lavorando per un sistema che possa contare su tutti gli strumenti necessari per sanzionare gli atti illeciti ma che, nel contempo, sappia rispettare e tutelare le garanzie di ciascuno». Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia, ha ribadito che gli amministratori saranno liberi dalla cosiddetta paura della firma e ha rimarcato l’orizzonte: «Il pacchetto di norme, tanto atteso, conferma che la stagione delle riforme è iniziata e proseguirà nei mesi a venire».

Anche la maggioranza in Parlamento ha rivendicato la rotta tracciata dal Guardasigilli. Per Sergio Rastrelli, senatore di Fratelli d’Italia, si tratta di una «pietra miliare» che si rivelerà in grado di superare e risanare fratture, «rifondare un sistema obsoleto, per ricostruire, anche in tema di diritto e giustizia, la nazione del futuro». Per Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, è un importante tassello «di una grande riforma per una giustizia giusta, che segni la fine degli abusi e la certezza del diritto». Pure una parte dell’opposizione ha dato l’ok. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha parlato di «passi di buonsenso» e ha annotato che è stato portato a casa «un primo punto» sull’abolizione dell’abuso d’ufficio anche se è ancora lunga la strada che porta a una piena soddisfazione. «Per me arriverà quando chi sbaglia pagherà anche in questo campo e i cittadini innocenti non passeranno più un giorno in carcere: in Italia decine di migliaia di persone sono finite in prigione senza avere colpe. Quando un cittadino viene indagato e finisce in prima pagina, viene archiviato o assolto e finisce in un trafiletto a pagina 28… Lì c’è l’autobavaglio. Quando un cittadino viene sbattuto in prima pagina e poi totalmente dimenticato dalla stampa quando viene assolto», ha aggiunto. A schierarsi a favore è stato anche Azione che, per bocca del deputato Enrico Costa, ha dato il semaforo verde al ddl: «Sono nostre proposte in Parlamento che ha recepito. La direzione è quella giusta».

Dal Movimento 5 Stelle è arrivato un affondo durissimo. Il grillino Roberto Scarpinato ha affermato che la riforma «non risponde agli interessi dei cittadini» e l’ha bollata come una tappa di un preciso disegno politico che, dal suo punto di vista, «vuole riscrivere l’ordinamento statale e il sistema penale». Il senatore del M5S ha sostenuto che in tal modo si vuole «rendere più difficili le indagini sui colletti bianchi e rendere più difficili gli arresti», aggiungendo che tra le finalità vi sarebbe quella di sostituire l’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge e il controllo democratico sull’esercizio del potere pubblico «con un impianto anti democratico, anti egualitario e classista». Altrettanto netta la presa di posizione di Ilaria Cucchi (Alleanza Verdi e Sinistra), secondo cui più che alla riforma della giustizia siamo di fronte a un provvedimento che corrisponde a «un insulto alla democrazia e anche al buonsenso».