Giorgio Trizzino, medico, parlamentare già del Movimento di Grillo, ora nel Gruppo Misto, si è visto dare del “fascista” dal collega Bassetti. La sua colpa? Semplice, scandalosa, in verità venata da sincero candore professionale, deontologico; incurante dell’altrui narcisismo, messo in scena e centrifugato dai media nell’evidenza mediatica cui sono pervenuti i virologi, tutti o quasi. Con un ordine del giorno parlamentare, Trizzino… Dimenticavo, già mio compagno di banco alle elementari, Palermo, bianco e nero dei primi anni Sessanta. Un dettaglio affatto secondario, posto che la sua natura compunta, metodica, si coglieva perfino allora… Sia detto per inciso, il nostro prof, quello, sì, un fascista, già “centurione” della Milizia, si guardava bene dal picchiarlo sui polpacci con la bacchetta cui aveva dato nome “Bettina”, diversamente da ciò che avveniva con tutti noialtri. Giorgio, va ancora detto, è un impeccabile cattolico “di sinistra”, venuto su politicamente e umanamente tra i ragazzi vicini a Sergio Mattarella.

Le sue parole recenti, ritenute addirittura “illiberali”, comprendono la convinzione che i medici debbano prender parti ai talk televisivi “solo se autorizzati”. Dunque, «un richiamo al compito istituzionale che i colleghi Bassetti, Pregliasco, Crisanti, Galli, in quanto virologi, immunologi, igienisti, in quanto dipendenti del Sistema Sanitario Nazionale e delle Università devono ‘possedere’. Questi colleghi prima di tutto devono fare il loro dovere nelle strutture sanitarie, come già fanno. Poi devono osservare la correttezza di comunicazione verso chi gli paga lo stipendio. Insieme a loro dobbiamo costruire un modo nuovo e corretto di comunicare. Questa è la vera scommessa». E ancora: «Sia il governo a intervenire affinché i virologi possano partecipare alle trasmissioni tv previa autorizzazione della struttura sanitaria di appartenenza» (sic). Ho parlato di candore, poiché le parole di Giorgio sfuggono a un dato essenziale, cioè che la dialettica pubblica, perfino sui temi connessi al quotidiano sanitario della pandemia, diserta prevedibilmente ogni possibile placet preventivo istituzionale, assodato il contagio, altrettanto umano, del narcisismo.

Irrilevante, sotto questa luce da studio di registrazione che Trizzino appaia immune, estraneo com’è al richiamo della società dello spettacolo, perfino medica. Il suo senso quasi monastico della misura non è infatti estensibile all’intera classe dei medici. Giorgio così rilancia. «Occorre un’informazione giusta e corretta. A mio modo di vedere, certa informazione scientifica cui assistiamo non è adeguata, i virologi non devono portare a comportamenti non corretti rispetto al contenimento del virus. Sappi, Fulvio, che personalmente, da direttore sanitario, anche quando dovevo partecipare a trasmissioni televisive o congressi avevo l’obbligo di chiedere il permesso; non credo di avere pronunciato nulla di scandaloso», a spiegare è ora l’ex responsabile dell’Ospedale Civico e dell’Ospedale dei Bambini di Palermo, ciclopici nosocomi, narrativamente suggestivi nella babele medica siciliana.

Lo interrompo, provando a dirgli, con familiarità da compagno di scuola, che in Italia, storia nota, esistono sessanta milioni di commissari tecnici, allenatori di calcio, perché così pretendono le leggi della democrazia e del comune sentire rionale, nulla esclude che se ne possano contare altrettanti in ambito medico e addirittura medicale, infermieristico, no? Giorgio, non ti è venuto in mente neppure per un istante che in questi lunghi mesi funestati dal covid, i virologi siano cresciuti a ciuffi intorno a noi, compreso chi, privo di regolare titolo di studio e doverosa specializzazione, si accodato per puro spleen? In un paese dove il narcisismo, mediaticamente parlando, è d’obbligo, e non più peccato da punire nelle malebolge dantesche, nonostante l’ampio sentire cattolico, lui avrebbe spinto un nervo scoperto.

Insomma, Giorgio, hai peccato di tragica ingenuità, spero tu lo comprenda. In più, dovresti sapere anche questo, i media procedono per semplificazione, quanto invece ai colleghi virologi, per loro è giunta un’età dell’oro che avrebbero mai supposto quando stavano in camice nei reparti rispettivi o nelle medicherie…”
In verità, a me appartiene un pensiero di Umberto Eco: l’uomo colto sa dove andare a cercare l’informazione, ma sappiamo anche che l’uomo medio non si identifica con l’uomo colto, e nessun cittadino ha cura di discernere tra l’informazione distorta e quella seria. Purtroppo questa presenza ossessiva, spesso anche distorta, viene interpretata a uso e consumo di chi tutto ignora, sono cose che hanno portato anche a un numero di vittime che si sarebbe potuto evitare…

Non ti starai confessando No vax, vuoi darmi questo ulteriore dolore?
Come puoi pensare che uno come me, specializzato in Igiene, possa essere tacciato d’essere un No vax, così come hanno detto al Tg4. Proprio io che, dall’inizio della pandemia, mi sono speso per l’obbligo vaccinale, e per questa ragione emarginato dal Movimento 5 Stelle dopo avere affermato che l’obbligo doveva essere assoluto, come prescritto dalla direttiva Lorenzin. Malmenato per queste parole anche dal mio stesso partito di allora. Non metto in discussione il diritto d’opinione, desidero soltanto che ci sia una corretta informazione sanitaria…

Insisto. Le leggi dell’intrattenimento televisivo rispondono semmai a suggestioni, anche le più spettrali e fantasmatiche. Il roccioso senso deontologico, a fronte dell’epifania di visibilità che con i talk i colleghi, diciamo, più amanti di se stessi hanno conquistato, qualcosa che avrebbero mai immaginato per le proprie carriere; la manna del coronavirus…
È vero, infatti provocatoriamente ho aggiunto: perché allora a questo punto non vanno direttamente da Maria De Filippi a ‘C’è posta per te’? Gli rimane quest’ultimo spazio da conquistare.

Che tu sappia, sì, che tu sappia, qual è stata la reazione dei virologi, parlo sempre di quelli che si amano, ricambiati da se stessi, davanti alle tue affermazioni pronunciate in Parlamento?
L’ho detto, Matteo Bassetti mi ha dato addirittura del ‘fascista’. Antonella Viola ha invece, nella sostanza, compreso tutto. Semplicemente, la scienza non è libera, meglio, non può avere libertà d’espressione, deve semmai avere onestà d’opinioni, la scienza ha il dovere di esprimersi con correttezza; proprio perché sulla pandemia non ci sono posizioni univoche non possiamo mettere il bavaglio, ma neppure confondere chi ci ascolta.

Trizzino, magari mi hai convinto. Spero tuttavia di avere aperto gli occhi anche a te sull’ingovernabilità delle pulsioni di protagonismo. Così come lo scoglio della canzone non può arginare il mare, il camice bianco non mette al riparo l’apprezzata, baronale, classe medica da ciò che il pensatore Karl Kraus affermava: “Il narcisismo è indispensabile alla bellezza e allo spirito”. Certamente, molto meno alle terapie intensive. A proposito, Giorgio, hai più sentito Vassallo e Fiorito, almeno loro dubito che abbiano mai fatto i virologi, sai se sono poi andati in pensione?”

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Fulvio Abbate è nato nel 1956 e vive a Roma. Scrittore, tra i suoi romanzi “Zero maggio a Palermo” (1990), “Oggi è un secolo” (1992), “Dopo l’estate” (1995), “Teledurruti” (2002), “Quando è la rivoluzione” (2008), “Intanto anche dicembre è passato” (2013), "La peste nuova" (2020). E ancora, tra l'altro, ha pubblicato, “Il ministro anarchico” (2004), “Sul conformismo di sinistra” (2005), “Roma vista controvento” (2015), “LOve. Discorso generale sull'amore” (2018), "Quando c'era Pasolini" (2022). Nel 2013 ha ricevuto il Premio della satira politica di Forte dei Marmi. Teledurruti è il suo canale su YouTube. Il suo profilo Twitter @fulvioabbate