La pandemia li ha resi noti, arcinoti, presenti e onnipresenti, ormai personaggi pubblici, perfino da riviste patinate e rosa. I virologi, infettivologi ed esperti che il coronavirus ha fatto diventare famosi sono minacciati da un ordine del giorno accolto dal governo. Polverone, bufera, levata di scudi; anche se l’ordine del giorno al dl Green Pass presentato dal deputato del Gruppo Misto, ex Movimento 5 Stelle, Giorgio Trizzino rappresenta un’indicazione, che invita il governo a prendere provvedimenti in una direzione, e non una prescrizione di legge.

L’esecutivo si è quindi impegnato a intervenire “affinché l’esercente la professione sanitaria dipendente di una struttura pubblica o privata, siano esse convenzionate o accreditate, nonché i dipendenti e i collaboratori, gli organismi ed enti di diretta collaborazione con il Ministero della salute possano fornire informazioni relative alle disposizioni concernenti la gestione dell’emergenza sanitaria in corso, tramite qualunque mezzo di comunicazione, previa esplicita autorizzazione della propria struttura sanitaria, da fornire all’inizio della partecipazione pubblica sia essa televisiva, radiofonica, per mezzo stampa, o con qualunque altro sistema di comunicazione al fine di evitare di diffondere notizie o informazioni lesive per il Sistema Sanitario Nazionale e di conseguenza per la salute dei cittadini”.

Trizzino stesso, medico siciliano, ha spiegato la ratio, riportata da Il Corriere della Sera, la ratio dell’ordine: “Questo strombazzamento mediatico costruito spesso per la ricerca della ribalta e della notorietà è responsabile di un numero imprecisato di vittime. Credo che non si sia posta la necessaria attenzione al fenomeno e che adesso si debba porre un freno a questa vergogna”. Il tema non è ormai all’ordine del giorno come succedeva qualche mese fa. L’emergenza è in un’altra fase come ha detto – neanche a farlo apposta – l’immunologa Antonella Viola: una fase post-vaccino – oltre 83 milioni e 192mila somministrazioni in Italia, ciclo completo per oltre 41 milioni e 513mila dosi.

Esperti e virologi e scienziati erano definiti “Cassandre” e “negazionisti”, con disinvoltura e sintesi, nelle fasi più calde dell’emergenza e comunque nello stesso Paese e sugli stessi canali intanto  politici si agitavano a esporre teorie bislacche, negazioniste, senza fondamenti scientifici. Gli esperti, com’era prevedibile, non la prendono bene. L’ordine del giorno è percepito come un bavaglio. “L’attacco ai professionisti sanitari che parlano con i media è incomprensibile e inconcludente”, ha osservato il virologo Fabrizio Pregliasco. “L’infodemia è stata parallela alla pandemia perché in uno Stato democratico le informazioni non sono controllabili in termini di censura, più che l’autorizzazione delle aziende sanitarie di appartenenza, la necessità di una Carta che contenga modalità e principi per la divulgazione di notizie scientifiche”.

Massimo Galli, dell’Ospedale Sacco di Milano, ha definito la misura come “un’uscita peregrina” e che “fa specie che un professionista abbia da subire una censura preventiva nell’esprimere un’opinione o su una spiegazione tecnica sul Covid. Questo è un bavaglio”. Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, annuncia una sorta di “resistenza” degli esperti: “Personalmente, dico che sono un professore universitario e per dire cosa penso in tv non devo chiedere l’autorizzazione a nessuno se parlo della mia materia. Quella di Trizzino è una proposta liberticida. Magari invece si faccia una proposta di legge per i politici che vanno a parlare in televisione di Covid e medicina senza saperne niente, si stabilisca che dovrebbero studiare prima di parlare. Non ci limiteranno, continueremo a spiegare questa malattia”. Una polemica che finirà solo con la fine della pandemia, speriamo presto.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.